Marrakech, 26 apr. (Dall'inviato dell'Adnkronos Salute Adelisa Maio)- Piccoli, in molti casi piccolissimi, e gia' contagiati dalla 'febbre da gioco'. Almeno 800.000 ragazzini italiani fra i 10 e i 17 anni (20%) giocano d'azzardo, addirittura 400.000 bimbi fra i 7 e i 9 anni (25%), che ricevono la paghetta dai genitori, la usano per scommettere su lotterie e bingo. Videopoker e slot-machine, con le loro combinazioni ipnotizzanti di luci e suoni, e poi gratta e vinci, superenalotto, scommesse sulle partite di calcio rischiano di diventare il nuovo passatempo degli under 18, mentre gli adulti nascondono la testa sotto la sabbia. Uno su tre afferma di non ricordare o non sapere se i propri figli giochino. E' l'allarmante fotografia scattata dall'indagine promossa dalla Simpe (Societa' italiana medici pediatri) e dall'Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss), presentata in anteprima all'International Pediatric Congress on Environment, Nutrition and Skin Diseases.
Altro che il mercante in fiera, il monopoli, la vecchia tombola in famiglia con i fagioli per segnare i numeri. L'indagine ha coinvolto 1.000 genitori di bambini e adolescenti, "mostra chiaramente che il gioco d'azzardo è una minaccia concreta per i giovanissimi", sottolinea Giuseppe Mele, presidente di Paidoss e Simpe.
Il 35% degli adulti conosce ragazzini che frequentano sale giochi e in un caso su tre vi ha incontrato minori, dai quali ha persino ricevuto la richiesta di giocare al loro posto per eludere i divieti che impediscono alcune tipologie di scommesse a chi non è maggiorenne. La febbre da gioco d'azzardo e' un "un fenomeno sociale in crescita", che i pediatri della Simpe vogliono contrastare promuovendo una campagna di sensibilizzazione nazionale contro le ludopatie nei minorenni “Ragazzi in gioco”. Prevede corsi di informazione e formazione dedicati ai pediatri e agli studenti nelle scuole. (segue)