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Salute: per 1 mamma lombarda su 3 depressione post parto o in gravidanza (2)

06 febbraio 2014 | 16.08
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(Adnkronos Salute) - Nel complesso, infatti, i lombardi si reputano poco preparati: le fonti informative più usate sono l'esperienza diretta o indiretta e il 'sentito dire', oltre a Internet e alla stampa. Quasi il 50% delle donne intervistate, finché non si scontra col problema, fatica a ipotizzare che le possa capitare davvero. "Ogni anno, in Italia, la depressione perinatale colpisce tra le 55 mila e le 80 mila donne", afferma Francesca Merzagora, presidente di Onda. Secondo l'indagine, continua, "tra chi non ne ha mai avuto esperienza, solo una donna su 4 e un uomo su 10 si reputano in grado di riconoscere il disturbo". Serve "maggiore informazione. Chi l'ha sperimentata direttamente, evidenzia la necessità che istituzioni e strutture sanitarie attuino iniziative concrete". L'iniziativa lombarda punta a "supportare le madri in difficoltà e i papà mediante la creazione di gruppi di sostegno".

Cruciale la vicinanza e il supporto dei familiari e del partner. Gli uomini senza esperienza personale di depressione perinatale affermano che si sentirebbero coinvolti in prima persona, ritenendola quasi un problema 'di coppia' (72%); in realtà, solo il 50% di quelli che l'hanno sperimentata si è sentito partecipe e in grado di supportare la compagna. Il progetto regionale, commenta Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di salute mentale e neuroscienze del Fatebenefratelli e coordinatore scientifico del progetto, "sta consentendo a psichiatre, psicologhe e pediatre di recarsi direttamente a casa di donne che da poco hanno partorito, per dare conforto, attenzione e cura per superare questo momento difficile. Una delle situazioni che aggravano la condizione depressiva è la difficoltà culturale e linguistica. Non a caso molte donne coinvolte sono straniere, libanesi, cinesi, peruviane, o donne che hanno sposato uomini di altri Paesi e culture".

Un'équipe dedicata, spiega Luca Bernardo, direttore del Dipartimento materno-infantile del Fatebenefratelli e coordinatore scientifico del progetto, "va a domicilio. Un neonatologo pediatra può parlare con la mamma e visitare il bambino dal punto di vista armonico, del movimento, della tonicità e della suzione. Questa valutazione consente di dare alla mamma in difficoltà la serenità di cui necessita durante il difficile percorso della maternità. L'obiettivo finale è di farle comprendere che questa situazione non è determinata dalla sua incapacità o inadeguatezza al ruolo di madre e che è necessario affrontarla con l'aiuto di professionisti dedicati. I problemi di comunicazione che a volte ci sono tra genitore e medico possono essere superati dal modello di presa in carico della paziente proposto dal progetto: si crea un rapporto chiaro, diretto e intimo, nell'ambiente protetto e accogliente della casa".

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