(Adnkronos Salute) - Una ricerca di grande rilevanza, anche al di là dell'Oceano. "Abbiamo presentato questi risultati – ha sottolineato Taverna – al 109esimo meeting annuale dell'American Urological Association (Aua), che si è svolto a maggio negli Stati Uniti e gli americani hanno presentato questa scoperta come una reale opportunità clinica al servizio di noi specialisti".
"Negli ospedali è presumibile che non vedremo i cani come ci capita negli aeroporti – ha aggiunto Pierpaolo Graziotti, presidente Auro e responsabile dell'Unità Operativa di Urologia dell'Istituto Humanitas – ma resta la 'magia' che animali opportunamente addestrati siano più affidabili di qualsiasi attuale test diagnostico nell'identificare un paziente con neoplasia prostatica".
Il secondo step della ricerca è già in corso. "Dalla conclusione della prima fase – ha concluso Taverna – è emerso in modo chiaro che i presupposti intuiti 20 anni orsono sono stati confermati. Per tale ragione è attualmente in corso la seconda parte dello studio che si concluderà entro un anno".