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Alimenti: dall'allergia alla 'malattia dei centenari', i rischi delle fave (2)

29 aprile 2014 | 14.23
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(Adnkronos Salute) - "Da non confondere assolutamente con l'allergia alle fave", raccomanda Fiocchi, c'è poi la malattia nota come 'favismo'. E' causata da un difetto al gene che regola la produzione dell'enzima G6PD (glucosio-6-fosfato-deidrogenasi), normalmente presente nei globuli rossi ed essenziale per la vitalità e il funzionamento corretto di queste 'cellule ossigenatrici' del sangue. Se le persone con carenza di G6PD mangiano fave (a volte anche piselli) o assumono particolari farmaci (per esempio il chinino, i sulfamidici o l'acido acetilsalicilico, principio attivo dell'aspirina), vanno incontro a un'improvvisa distruzione dei globuli rossi con grave anemica emolitica. Il sintomo più tipico è un forte ittero e l'attacco si può superare solo con una trasfusione di sangue. Per i fabici, insomma, le fave sono un 'veleno' da eliminare completamente.

"Così come accade per l'emofilia - ricorda l'allergologo del Bambino Gesù - il difetto responsabile del favismo si trasmette con il cromosoma X". La malattia colpisce dunque in forma grave i maschi, mentre le femmine sono portatrici del gene 'sbagliato', possono trasmetterlo ai figli maschi o ammalarsi di forme lievi. Secondo i dati riferiti dall'Associazione italiana favismo onlus, il difetto al gene dell'enzima G6PD è diffuso soprattutto in Africa (nei Bantu raggiunge una frequenza del 20% circa), ma anche nell'Asia meridionale e nel bacino mediterraneo, dove in alcune zone come la Grecia o la Sardegna presenta una frequenza variabile dal 4 al 30%. Un Dna 'malato' che potrebbe però conferire anche un vantaggio genetico, almeno secondo uno studio condotto dall'università di Sassari. Gli scienziati hanno osservato che nei centenari sardi la mancanza di enzima G6PD è 2 volte più diffusa. L'ipotesi è che esista un gene della longevità che 'incrocia' il suo destino con il favismo. Un'altra faccia della medaglia sulla quale far luce.

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