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Ricerca: il neurologo, stress da Mondiali scarica di energia positiva

19 giugno 2014 | 13.00
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Ricerca: il neurologo, stress da Mondiali scarica di energia positiva

Milano, 19 giu. (Adnkronos Salute) - Un rito da celebrare, una catarsi collettiva, la vittoria dell'istinto sulla ragione, per alcuni solo una scusa per stare in compagnia. Dal punto di vista sociale i Mondiali di calcio sono un misto di tutto questo. Ma cosa rappresentano dal punto di vista neurologico? Prova a spiegarlo Piero Barbanti, responsabile del Centro per la diagnosi e la cura delle cefalee e del dolore dell'Irccs San Raffaele Pisana di Roma. Per il cervello, afferma l'esperto, la Coppa del mondo è "un'ondata positiva di stress". Una scarica di energia vitale che comincia già prima del fischio d'inizio, con l'attesa adrenalinica della partita. E che continua durante i 90 minuti di gioco con il sottile piacere dato dalla voglia di fare gol, ma anche dal rischio di poterlo subirlo.

"Il primo aspetto - analizza il neurologo - è l'attesa dell'evento, che vuol dire motivazione ed energia. Il sistema vegetativo, il nostro 'ministro degli Interni', indirizza progressivamente la vita viscerale dal tran tran quotidiano verso l'inquietudine, tramite una attivazione simpatica adrenergica. Il risultato è una sensazione di maggiore di vitalità. Poi c'è la partita, e dunque il senso del rischio. E' questo l'elemento eccitante per il tifoso - precisa l'esperto - non il conseguimento del risultato finale. E' dimostrato infatti che il piacere per la ricompensa, in gergo tecnico 'reward', è elevatissimo nelle condizioni di massimo rischio (cioè quando lo soggetto non sa se vincerà o perderà), e minimo nelle condizioni estreme (quando sa di aver perso o di avere vinto). E' un meccanismo che coinvolge la dopamina, e una serie di circuiti che vanno dalla corteccia cerebrale (area che solitamente fa da freno agli impulsi) a nuclei profondi come lo striato ventrale e l'accumbens".

Ciò detto, aggiunge Barbanti, "è indiscutibile che i Mondiali costituiscono un'occasione irripetibile di socialità e felicità collettiva in un mondo in cui accostiamo, ma non amalgamiamo con l'altro le nostre esperienze emotive". In altre parole nell'era in cui tutto è virtuale, e in cui al posto dei sorrisi ci sono gli 'emoticon' di Whatsapp e i 'Mi piace' di Facebook, la magia delle notti brasiliane, come canterebbe Venditti, "ci fa piangere e abbracciare ancora".

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