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Expo: Gruppo S.Donato in campo, progetto Eat cambierà la dieta di Milano

15 maggio 2015 | 17.24
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L'annuncio di Paolo Rotelli: "Alimentazione sostenibile nuova missione perché promuovere la prevenzione è un dovere". Obiettivo disseminare la città di distributori amici della salute

Expo: Gruppo S.Donato in campo, progetto Eat cambierà la dieta di Milano

"La prevenzione prima di tutto, attraverso una sana cultura alimentare". E' all'insegna di questo motto che, nella Milano dell'Expo 2015, il Gruppo ospedaliero San Donato annuncia un progetto ambizioso che punta a cambiare la dieta della città, o almeno a "contaminarla" con abitudini amiche della salute e contro l'invasione del junk food. A lanciare la sfida è Paolo Rotelli, vicepresidente del gruppo e figlio del 'patron' Giuseppe morto nel giugno 2013, che oggi in Triennale ha illustrato il progetto 'Eat. Alimentazione sostenibile'. Distributori di cibi sani a marchio Eat sono già pronti per essere disseminati nel capoluogo lombardo, dalle stazioni della metropolitana ai principali punti di ritrovo, e il primo ristorante 'griffato' Eat aprirà a breve nella casa di cura La Madonnina.

L'evento di presentazione del progetto proseguirà questa sera, sempre nel museo di viale Alemagna che ospita la mostra 'Arts&Food': l'unico padiglione Expo esterno al sito espositivo di Rho-Pero. Paolo Rotelli e Gilda Gastaldi Rotelli, fondatrice e sostenitrice dell'iniziativa Eat, descrivono dunque "il nuovo corso del gruppo" e ne spiegano la filosofia: "Eat non vuol dire privazione, ma mangiare bene", precisano. Tanto che nei distributori Eat non manca il cioccolato - rigorosamente fondente - accanto a insalate con olio extravergine d'oliva, macedonie di frutta, noci e mandorle, frullati, yogurt con probiotici, biscottini salutari e, ovviamente, acqua. A Milano le 'Eat Machine' esistono già, collocate ad esempio negli ospedali Niguarda e San Carlo, all'Istituto auxologico italiano e da Dolce&Gabbana. Sanità e moda alleate della prevenzione.

Eat si rivolge innanzitutto ai professionisti del campo alimentare, per catering e ristorazione sostenibili, ma in generale a chiunque voglia offrire "un'alimentazione concretamente sana e di conseguenza un modello comportamentale consapevole". Dice Rotelli: "Inizieremo contaminando le abitudini alimentari dei milanesi. Vorremmo trovare un accordo con l'amministrazione cittadina per posizionare in diversi punti della città i distributori a marchio 'Eat. Alimentazione sostenibile'. Si tratta di una vera rivoluzione, un'alternativa al cibo spazzatura che ci viene proposto in ogni angolo dall'ambiente cittadino. Intanto in Madonnina sarà possibile provare il primo ristorante Eat aperto a tutti".

"'Eat. Alimentazione sostenibile' - aggiunge Rotelli - rappresenta il modo di concepire la prevenzione del Gruppo ospedaliero San Donato. Siamo il più grande di questo Paese, un erogatore privato di un servizio pubblico essenziale. Con 18 ospedali di cui 3 Irccs, 4 milioni di pazienti che ogni anno si rivolgono ai nostri specialisti e il 95% della nostra attività realizzata in convenzione con il Servizio sanitario nazionale - ricorda - abbiamo una responsabilità immensa che va oltre la dedizione per la ricerca scientifica, la didattica universitaria e la cura di eccellenza. Abbiamo il dovere e la missione di diffondere un concetto di prevenzione concreto e accessibile a tutti". Sostenibilità a tavola per star bene oggi e non ammalarsi domani, ma anche sostenibilità ambientale ed economica.

Il progetto Eat è nato nel 2009 come acronimo di 'Educazione alimentare teenagers', da un'intuizione dei nutrizionisti dell'Irccs Policlinico San Donato come strumento per entrare nelle scuole e parlare ai giovani con le stesse modalità con cui i ragazzi comunicano e interagiscono, stimolandone l'interesse verso comportamenti alimentari semplici, ma virtuosi. "Eat si è dimostrato efficace nel modificare i comportamenti alimentari tra i giovani - evidenziano i promotori - incrementando la consapevolezza nella scelta personale degli alimenti corretti per il proprio stile di vita e la propensione al movimento, con conseguenti cambiamenti positivi degli indicatori antropometrici".

Da qui l'idea di farlo evolvere coinvolgendo un pubblico più ampio: "Non più un progetto di salute alimentare nel senso più ristretto del termine, ma uno stile, un modo di vivere". Perché come insegnava Jean Anthelme Brillat-Savarin, politico e gastronomo francese vissuto a cavallo fra '700 e '800, "gli animali si nutrono, l'uomo mangia e solo l'uomo intelligente sa mangiare".

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