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Culle sempre più vuote in Italia: meno di 500mila neonati nel 2015

03 settembre 2015 | 16.30
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FOTO AGN/INFOPHOTO  - INFOPHOTO
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Le cicogne disertano i cieli della Penisola. "Le culle italiane sono sempre più vuote: il bollettino demografico dell'Istat relativo ai primi 3 mesi dell'anno riporta 118.498 nati, il 3,71% in meno rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. Se il trend continuerà, dunque, prevediamo quest'anno una riduzione di natalità quasi doppia rispetto al 2014, con per la prima volta nella storia meno di mezzo milione di bebè della 'classe 2015'". Parola di Italo Farnetani, pediatra di Milano autore del volume 'Da 0 a 3 anni', che da tempo studia l'andamento della natalità nel nostro Paese.

"Il primo trimestre - spiega l'esperto all'AdnKronos Salute - è indicativo per quanto riguarda l'andamento delle nascite dell'anno. Ebbene, nei primi tre mesi del 2015 la riduzione di natalità è stata quasi doppia rispetto al 2014, quando già c'era stato un -2,13% (pari a 2.691 nati in meno) rispetto allo stesso periodo del 2013. Un dato poi confermato su base annua: -2,27%. Quest'anno nel primo trimestre abbiamo avuto 4.568 nati in meno, che in proiezione diventeranno 19 mila in meno a fine anno. In tutto, infatti - spiega - arriveremo a circa 483 mila neonati quest'anno: per la prima volta saremo sotto quota mezzo milione di nati. Un primato negativo che ritengo sia collegato alla crisi".

Se la perdita progressiva di culle "negli ultimi anni era stata compensata solo dagli stranieri, i numeri - sottolinea Farnetani - ci dicono che anche loro fanno meno figli. Nel 2014 i neonati figli di genitori stranieri erano il 14,93% del totale". Insomma, il trend sembra 'contagioso'. La natalità "è il miglior indicatore dell'economia reale del Paese. Lo si è visto in questi anni. E la riduzione di nascite - aggiunge il pediatra - è figlia di una situazione difficile, incerta, oltre che di politiche che non hanno favorito una scelta simile".

La buona notizia, però, è che "se abbiamo davvero visto il fondo di questa brutta e lunga crisi, come alcuni dati lasciano credere, gli effetti non tarderanno a vedersi. Anche i dati sui contratti a tempo indeterminato e le assunzioni annunciate con la 'Buona scuola' potrebbero spingere le giovani famiglie a pensare di allargarsi e mettere in cantiere un bimbo". In questo caso, "dal momento che il periodo maggiore di concepimento in Italia tradizionalmente coincide con le vacanze di Natale e fine anno, complice anche il mix benevolo di luce e temperature, attorno a settembre-ottobre 2016 dovremmo vedere un'inversione di tendenza rispetto alle nascite", conclude Farnetani.

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