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Ecco perché i giocatori di slot si rovinano, la scoperta di una ricerca italiana

21 settembre 2015 | 15.48
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Ecco perché i giocatori di slot si rovinano, la scoperta di una ricerca italiana

Quando un giocatore comincia a parlare con la slot machine, convinto di avere davanti un essere umano pensante, può iniziare a preoccuparsi per le sue finanze. Lo suggerisce uno studio del Dipartimento di psicologia dell'università degli Studi di Milano-Bicocca, pubblicato sul 'Journal of Experimental Psychology: Applied'. Secondo gli autori umanizzare le macchine da gioco porta incrementare le giocate fino al 50% e a perdere maggiori somme di denaro. La ricerca prende le mosse dalla naturale e diffusa tendenza degli esseri umani all'antropomorfismo.

Il team composto dai ricercatori Paolo Riva, Simona Sacchi e Marco Brambilla dell'ateneo milanese si è dunque chiesto se c'è un collegamento tra l'antropomorfizzazione delle slot machine e il comportamento nel gioco d'azzardo. Su questa ipotesi sono stati condotti 5 studi con il coinvolgimento di oltre 400 persone. Nel primo esperimento è stato chiesto a un gruppo di non giocatori abituali (la cui spesa media settimanale alle slot era pari a zero) e a un gruppo di giocatori abituali (la cui spesa media settimanale alle slot era di oltre 100 euro) di valutare una serie di caratteristiche che possono essere attribuite alle slot machine. Risultato: il gruppo degli habitué tendeva, in una misura maggiore di oltre il 50% rispetto all'altro gruppo, a percepire la macchina da gioco come un essere pensante.

Nei successivi 4 esperimenti, in cui sono stati coinvolti studenti dell'ateneo perlopiù non giocatori, i ricercatori hanno invece indagato se l'umanizzazione delle slot machine potesse incentivare il gioco d'azzardo. A metà dei partecipanti è stata presentata una macchina accompagnata da una descrizione con un alto grado di antropomorfizzazione ("Ricorda che la slot machine può decidere se farti vincere o perdere quando vuole lei"); all'altra metà la stessa slot è stata descritta con un basso grado di umanizzazione (spiegando che è "regolata da un algoritmo matematico pre-programmato per erogare un certo numero di vincite e di perdite").

I partecipanti sono poi stati invitati a giocare online e lasciati liberi di lasciare l'interfaccia quando volevano, mentre un programma nascosto contava il numero di giocate effettuate. I risultati hanno mostrato che chi era stato esposto alla descrizione antropomorfa della slot ha giocato di più, per un incremento medio del 45% del numero di giocate, rispetto all'altro gruppo. Non solo: quando i ricercatori hanno fornito ai partecipanti una certa quantità di denaro (5 euro), hanno riscontrato che l'antropomorfizzazione portava a maggiori perdite: chi giocava con la slot machine umanizzata chiudeva con circa 3 euro in tasca, mentre chi giocava con la slot non umanizzata portava a casa quasi 4,50 euro.

Gli esperimenti, spiegano gli esperti, confermano che se si pensa di interagire con un'altra 'mente' vi è un maggiore coinvolgimento emotivo e si è più inclini a ragionare in termini di sfida. "La ricerca - commenta Riva - mostra uno dei possibili fattori che porta le persone a dedicarsi a questa forma di gioco d'azzardo: l'umanizzazione della macchina. Al tempo stesso, suggerisce che per ridurre il comportamento di gioco, e le relative perdite economiche dei giocatori, bisogna eliminare tutte le caratteristiche che inducono alla sua antropomorfizzazione. Le slot machine andrebbero presentate per quello che sono: non una persona, non una mente, ma semplicemente una macchina costruita per far guadagnare chi la gestisce".

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