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Salute: un italiano su 3 'malato' di rumore, Napoli capitale dei decibel

13 ottobre 2015 | 16.10
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Salute: un italiano su 3 'malato' di rumore, Napoli capitale dei decibel

Le urla dei vicini, il traffico in strada, tv e radio ad alto volume, telefonini che squillano a ogni angolo, il rombo assordante degli aerei che atterrano e decollano. Non solo smog, c'è un altro nemico invisibile che incombe sulle città: l'inquinamento acustico. A ogni latitudine nel mondo è allarme rumore. Ma in Italia i dati sono da record. il Belpaese è al secondo posto dopo gli Stati Uniti nella classifica dei Paesi più 'assordati'. Con Napoli che, dopo New York e Los Angeles, sale sul podio delle città più rumorose, superando per intensità di decibel Roma, Milano e Torino. E' il quadro tracciato dal Consensus Paper 'Coping with noise', frutto di un tavolo di lavoro multidisciplinare che ha valutato e integrato con una revisione della letteratura scientifica i risultati di un'indagine Gfk Eurisko, promossa da Amplifon e condotta su 8.800 persone di 11 Paesi: Italia, Usa, Francia, Gran Bretagna, Portogallo, Belgio, Spagna, Australia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Germania. (FOTOGALLERY)

Quasi un terzo della popolazione italiana è esposto a un eccesso di decibel. E il bombardamento sonoro - compagno di vita quotidiana per milioni di persone - non colpisce solo le orecchie, aumentando di circa il 30% la probabilità di avvertire un disturbo uditivo. Ci si può ammalare di rumore: il frastuono assordante arriva a raddoppiare i casi di disturbi dell'umore (irritabilità, umore instabile, nervosismo e preoccupazione), insonnia, difficoltà di concentrazione e mal di testa. Problematiche segnalate da circa il 30% delle persone esposte a un livello alto di rumore, contro il 16% di chi è meno esposto. Anche il cuore è sotto attacco. Il rumore può infatti stressare il sistema cardiovascolare, tanto che alcune indagini lo additano come un fattore di rischio.

Senza contare il rischio di danni alle orecchie . Danni "anatomici e funzionali che dipendono dall'intensità del rumore, dalla durata dell'esposizione e dalla suscettibilità che ogni persona ha", spiega Giancarlo Cianfrone, professore ordinario di Audiologia e direttore del Dipartimento organi di senso all'università degli Studi di Roma La Sapienza. Un'esposizione nociva o rischiosa "può compromettere lo stato di salute delle strutture sensoriali e neurali uditive - avverte Cianfrone - Da questa situazione di sofferenza possono generarsi le condizioni per una perdita uditiva provocata dal rumore e, a volte, anche due altri fenomeni uditivi: gli acufeni, considerati percezioni fantasma di suoni, e l'iperacusia, un'intolleranza ai suoni esterni, anche lievi o moderati".

I più vulnerabili, continua l'esperto, "sono i giovani e gli adolescenti spesso esposti a musica ad alto volume, e gli anziani in cui al rumore si aggiungono il possibile utilizzo di farmaci ototossici e un maggiore rischio metabolico e cardiovascolare: un mix esplosivo per l'udito". Gli specialisti, prosegue Roberto Albera, professore ordinario di Otorinolaringoiatria all'università degli Studi di Torino, hanno coniato "il termine 'socioacusia' per indicare un deficit uditivo che si manifesta come conseguenza del vivere in ambienti con un elevato tasso di inquinamento acustico". Ambienti come le metropoli e le città in generale.

Considerando il numero di rumori sgradevoli, la frequenza e la durata dell'esposizione, è stato calcolato un 'Indice di esposizione al rumore' (Exposure Noise Pollution Index, Enpi). Se in media il 28% della popolazione risulta esposto a un eccesso di decibel (Enpi alto o medio-alto), prendendo in esame gli abitanti che lamentano il maggior livello di rumore (Enpi alto) gli esperti hanno stabilito che i Paese più assordati risultano gli Stati Uniti (16%) e l'Italia (10%), seguiti da Francia, Gran Bratagna e Portogallo (7%). Chiude la classifica la silenziosa e 'compassata' Germania (2%).

Sotto accusa finiscono anche gli stili di vita contemporanei. "Abuso di alcol, fumo, obesità, ipertensione, diabete e ipercolesterolemia - elenca Albera - possono accentuare il danno alla funzione uditiva". Così come le cattive abitudini musicali. "Le discoteche hanno raggiunto livelli di rumorosità tali da poter danneggiare l'udito di chi le frequenta abitualmente e per molto tempo, mentre negli ultimi 20 anni si è assistito alla diffusione di massa dell'ascolto di musica in cuffia - osserva l'esperto - con livelli massimi di suono che possono arrivare a 120 decibel. Oggi il 90% dei ragazzi fra 12 e 19 anni utilizza i riproduttori musicali; di questi la metà ammette di tenerli ad alto volume, e uno su 3 di usarli molto spesso".

In Italia il 41% lamenta un incremento dei decibel rispetto al passato (contro una media internazionale del 34%). Alcune fonti di rumore sono più frequenti nelle città della Penisola che negli altri Paesi. Dopo i rumori della strada (esposizione medio-alta del 39%), musica (32%), conversazioni (30%) e trasporto pubblico (28%), spiccano il continuo squillare dei telefoni (25% contro una media internazionale del 14%) e i rumori di disturbo da parte dei vicini (25% contro 18%).

Per misurare la salute dell'udito degli abitanti delle grandi città è stato calcolato l'Hearing Index. L'indice valuta, sulla base della percezione degli intervistati, la capacità di udire correttamente una persona in un ambiente più o meno tranquillo e di tollerare un rumore di sottofondo durante una conversazione. In media il 28% della popolazione globalmente considerata ha un Hearing Index scarso, spia di difficoltà di udito, con punte del 34% negli over 55. Quanto agli italiani, il 27% ha un basso Hearing Index, indicativo di una qualche difficoltà di udito, ma si tratta di una percentuale ben lontana dal 38% della Nuova Zelanda, dal 32% del Portogallo e dal 30% dell'Australia.

I Paesi più consapevoli dei rischi legati al troppo rumore sembrano essere Portogallo (44% di alta e medio-alta conoscenza), Italia (42%), Germania (28%) e Stati Uniti (28%). Tuttavia, la consapevolezza non sembra limitare i comportamenti 'pericolosi'. Per mettere un freno al 'mal di rumore' gli esperti suggeriscono la necessità di fare prevenzione e informare i cittadini, soprattutto i più giovani, sui rischi e sui sintomi correlati al trauma acustico da rumore.

Le armi per proteggersi? Doppi vetri, cuffie professionali, riduzione del volume quando si ascolta la musica. E a livello istituzionale, aggiungono gli specialisti, misure per ridurre il livello di decibel consentito nei locali pubblici. Per la gestione dei disturbi uditivi, se da un lato la tecnologia digitale dei moderni apparecchi acustici ha fatto tanti progressi, dall'altro c'è ancora da fare sulla riduzione dello stigma per chi li porta. Si deve poi lavorare, fanno notare gli esperti, sullo sviluppo di test per prevedere il successo individuale nell'uso della soluzione acustica, così da poter personalizzare sempre di più il trattamento.

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