Milano, primavera 1975. Il Centro diagnostico italiano apre le porte della sede centrale, in via Saint Bon 20, al suo primo paziente. Comincia così un'avventura lunga 40 anni. Da allora a oggi i pazienti sono arrivati a quota 18 milioni (quelli seguiti complessivamente dall'inizio delle attività), le sedi del Cdi si sono moltiplicate diventando una rete, e l'attività è passata da oltre 83 mila prestazioni effettuate nel 1975 ai 5,2 mln dello scorso anno. Oggi nella galassia Cdi - 22 strutture in tutto -lavorano oltre mille persone tra medici specialisti, tecnici sanitari, infermieri e impiegati, per una mole di 350 mila pazienti l'anno.
"Al CDI sono molto legata", afferma Diana Bracco, presidente e amministratore delegato del Centro diagnostico italiano. "Perché - spiega la Bracco - è un progetto pionieristico voluto nel 1975 da mio padre Fulvio, che con grande lungimiranza credette all'idea innovativa per quell'epoca di puntare sulla prevenzione, mettendo al centro il paziente. La Bracco - come si legge in una pagina dedicata alla salute, al check up e alla prevenzione del Corriere della Sera di oggi - pone quindi l'accento sull'importanza della diagnosi precoce: "Già dagli anni '50 - spiega - il Gruppo Bracco aveva focalizzato la sua attività di ricerca proprio sull'imaging, che è alla base delle diagnosi precoci, vera mission del CDI".