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Salute

Centro diagnostico italiano, 18 mln di pazienti seguiti in 40 anni. Bracco: "Cdi progetto pionieristico"

31 gennaio 2016 | 12.04
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Diana Bracco, presidente e amministratore delegato del Centro diagnostico italiano (Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Diana Bracco, presidente e amministratore delegato del Centro diagnostico italiano (Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Milano, primavera 1975. Il Centro diagnostico italiano apre le porte della sede centrale, in via Saint Bon 20, al suo primo paziente. Comincia così un'avventura lunga 40 anni. Da allora a oggi i pazienti sono arrivati a quota 18 milioni (quelli seguiti complessivamente dall'inizio delle attività), le sedi del Cdi si sono moltiplicate diventando una rete, e l'attività è passata da oltre 83 mila prestazioni effettuate nel 1975 ai 5,2 mln dello scorso anno. Oggi nella galassia Cdi - 22 strutture in tutto -lavorano oltre mille persone tra medici specialisti, tecnici sanitari, infermieri e impiegati, per una mole di 350 mila pazienti l'anno.

"Al CDI sono molto legata", afferma Diana Bracco, presidente e amministratore delegato del Centro diagnostico italiano. "Perché - spiega la Bracco - è un progetto pionieristico voluto nel 1975 da mio padre Fulvio, che con grande lungimiranza credette all'idea innovativa per quell'epoca di puntare sulla prevenzione, mettendo al centro il paziente. La Bracco - come si legge in una pagina dedicata alla salute, al check up e alla prevenzione del Corriere della Sera di oggi - pone quindi l'accento sull'importanza della diagnosi precoce: "Già dagli anni '50 - spiega - il Gruppo Bracco aveva focalizzato la sua attività di ricerca proprio sull'imaging, che è alla base delle diagnosi precoci, vera mission del CDI".

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