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Il 'cuore matto' dei tifosi, più rischi infarto durante le partite

02 luglio 2016 | 13.02
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(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP

Novanta minuti al cardiopalma, che possono salire a 120 con i tempi supplementari e magari finire alla lotteria dei calci di rigore. Almeno 2 ore di stress fra contropiedi, dribbling sotto la porta, calci d'angolo, punizioni, parate mozzafiato, gol subiti o segnati. Per i tifosi di Euro 2016 il cuore è sotto attacco, specie nella fase 'dentro o fuori' di quarti e semifinali. Guardare una partita di pallone aumenta infatti il pericolo di infarto nelle persone con problemi cardiovascolari: è "un vero e proprio fattore di rischio dovuto alle emozioni repentine", tanto che è stato dimostrato come "in concomitanza con i match si registra una maggiore incidenza di infarti". A poche ore da Italia-Germania a Bordeaux, e dopo la morte di un nordirlandese sugli spalti dello stadio di Lione durante Irlanda-Ucraina del 16 giugno, gli esperti dell'Irccs Centro cardiologico Monzino di Milano lanciano l'Sos con qualche consiglio salva-cuore.

"Quando si provano forti emozioni - spiega alla Fondazione Umberto Veronesi Cesare Fiorentini, direttore Sviluppo Area clinica del Monzino - il nostro corpo secerne un eccesso di catecolamine, ormoni prodotti dalle ghiandole surrenali, responsabili dell'aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna. Questo è un fatto del tutto fisiologico, ma per chi è cardiopatico l'eccessiva produzione di catecolamine può contribuire a scatenare eventi cardiaci acuti. Chi soffre di coronaropatie, infatti, per via dell'eccesso di produzione di questi ormoni rischia di andare incontro a infarto, aritmia, fibrillazione, scompenso cardiaco e ictus per l'aumento della pressione sanguigna".

Quella fra cuore e pallone è una relazione pericolosa esplorata più di una volta dalla scienza. Una ricerca condotta Oltralpe da Fabrice Demoniere dell'University Hospital of Fort de France - si ricorda su 'Monzino News' - mostra chiaramente l'associazione tra maggiore stress cardiovascolare e partite di calcio. Analizzando i dati raccolti dagli Holter (apparecchi portatili che monitorano l'attività cardiaca h24) indossati dai suoi pazienti del Reparto di riabilitazione cardiovascolare, Demoniere ha registrato un aumento della frequenza cardiaca il sabato e la domenica proprio nell'orario di trasmissione delle partite.

Partendo da questa osservazione, i medici francesi hanno quindi disegnato uno studio ad hoc per valutare in modo scientifico l'effetto del tifo calcistico sul cuore. Hanno arruolato più di 100 supporter di 25 nazionali di calcio, di età compresa tra i 18 e i 64 anni, ai quali è stato applicato un Holter mentre guardavano le partite. La raccolta dei dati è avvenuta durante le ultime 3 edizioni dei Mondiali di calcio. Dalle analisi è emerso un aumento medio di oltre 30 battiti per ogni persona analizzata. L'80% degli esaminati ha però raggiunto il 95% della propria massima frequenza cardiaca, paragonabile a un'intensa attività fisica. E nel 10% si è osservata una fibrillazione atriale parossistica, cioè un'accelerazione improvvisa del battito sino a frequenze limite.

I dati francesi sono perfettamente in linea con quanto emerso da uno studio condotto durante il Mondiale di Germania 2006, pubblicato sul 'New England Journal of Medicine'. Gli autori hanno analizzato tutti gli accessi ai pronto soccorso dell'area di Monaco di Baviera durante le partite della nazionale tedesca, confrontandoli con gli stessi periodi dell'anno in assenza di Mondiale. Risultato: nei giorni di match della nazionale gli infarti sono triplicati negli uomini e raddoppiati nelle donne.

Per non 'lasciarci il cuore', il cardiologo invita dunque a comportamenti virtuosi davanti al teleschermo. "Rinunciare alla partita è difficile - ammette Fiorentini - Ciò che si può fare è eliminare tutto ciò che è di contorno. Spesso le partite di calcio sono l'occasione per ritrovarsi con gli amici. In questi casi, supportati dall'effetto del gruppo, scaldarsi un po' troppo è abbastanza facile. Ciò che non manca mai, poi, sono il cibo, l'alcol e il fumo di sigaretta. Fattori che, in soggetti già predisposti, possono essere la goccia che fa traboccare il vaso".

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