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Dal prof all'operaio ecco i malati d'accumulo, almeno 1 Sos al dì a Milano

30 luglio 2016 | 14.42
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Milano, zona 6. Sotto il sole estivo un team dell'Ats della Città metropolitana bussa alle porte di una casa di lusso in un quartiere dignitoso fra via Lorenteggio e via Forze Armate. Apre un professore universitario di una certa età, un ingegnere chimico in vista, con una storia importante alle spalle. C'è cattivo odore e lo scenario è desolante: pile di carta, libri, riviste e ammassi di cartone invadono le stanze del grande appartamento. La situazione igienico-sanitaria è compromessa.

Nel caos, scatoloni pieni di alluminio e lattine. "A Milano c'era un riciclatore che ti pagava qualche spicciolo se glieli portavi", prova a giustificarsi il prof che, non avendo più il gas in una cucina ormai 'off limits', si è industriato per scaldare i pasti su un ferro da stiro capovolto e incastrato fra due mobili. Con le sue doti da ingegnere gli ha staccato il termostato. Tutto pur di non buttare centinaia di oggetti inutili e sporchi che ormai hanno preso il sopravvento. Sulla stessa strada a pochi metri di distanza c'è il modesto monolocale, al piano rialzato, di un operaio in dialisi. In pochi metri quadrati sembra impossibile possano starci così tanti oggetti: vestiti accatastati, scatole e sacchetti di plastica impilati, montagne di roba impolverata ferma lì da anni.

A terra 10 taniche di tè: il proprietario dell'appartamento ne prepara litri e litri in una volta sola. Il resto è uno tsunami. I vicini pur di non sentire l'odore terribile nell'androne hanno speso soldi e cambiato gli infissi nell'area di passaggio per lasciare le finestre sempre aperte. Poi sconsolati hanno chiesto aiuto e il team d'intervento del Servizio di igiene pubblica dell'Ats è uscito per accertare la situazione.

Da qualche anno l'Agenzia di tutela della salute ha un numero di telefono (02-85787670) e un indirizzo email (infoaccumulatori@ats-milano.it) dedicati agli accumulatori compulsivi. "Non passa giorno senza che arrivi almeno una segnalazione, fra casi noti che si ripetono e situazioni ancora sconosciute. In alcuni periodi gli Sos quotidiani triplicano", dice all'Adnkronos Salute Giovanni Armando Costa, tecnico della prevenzione che dal 2010 si occupa delle case di queste 'anime sommerse'.

Il 'mal d'accumulo' è così: democratico. "Colpisce dal laureato all'operaio, dal monolocale alla casa di lusso". Costa lo sa bene. È lui che entra negli appartamenti devastati dal caos. Chi ci vive non apre volentieri la porta, ha allontanato amici e parenti, un po' per vergogna e un po' perché teme che gli si possano portare via le cose con cui ha riempito ogni centimetro di spazio vitale. "In una casa tanto vuota proprio non riesco a stare", si confida uno di loro. "E forse è il desiderio di colmare un vuoto dell'anima che li spinge a soffocarsi di oggetti", riflette l'esperto.

I primi interventi nelle abitazioni milanesi, racconta, "erano da paura. Appartamenti completamente occupati da oggetti o animali domestici, contaminati a livello igienico, con parassiti e insetti che a milioni rivestivano le pareti, i cassetti della cucina, il frigo, gli alimenti. E le persone sembravano non accorgersene. Unica via l'intervento coatto, che immancabilmente si ripeteva diverse volte per ogni accumulatore. Ho pensato che qualcosa non funzionava". A Milano si è fatto un lavoro per arrivare a interventi congiunti e tempestivi: Ats, polizia locale e se necessario altre forze dell'ordine, assistenti sociali e psichiatri, disinfestatori e squadre comunali addette allo svuotamento dell'abitazione, servizi veterinari se ci sono animali.

L'Ats fa un po' da collettore di segnalazioni che arrivano da altre istituzioni e da tanti cittadini, soprattutto dopo che ha collaborato alla realizzazione di un docureality sulla realtà italiana degli accumulatori. "Lo hanno riproposto in tv un paio di settimane fa e nei giorni successivi abbiamo avuto un picco di chiamate, dalla Sicilia a Bolzano, di gente direttamente o indirettamente interessata dal problema", dice Costa. La prima volta è andato in onda nel 2014, e dal 2010 ad allora l'Asl (oggi Ats) aveva già scoperto solo a Milano 350 accumulatori patologici.

"Sono prevalentemente donne, ma anche uomini. Rari i giovanissimi, tanti gli over 40, ancora di più gli over 50 - elenca Costa - A volte sono coppie e uno dei partner, magari malato, è vittima dell'altro. Durante un intervento ho incontrato una donna che era praticamente prigioniera del letto, il marito l'aveva sommersa di oggetti e mi disse che rivoleva la sua casa". A chiedere aiuto sono i familiari, ma anche gli stessi accumulatori. E molto spesso la segnalazione parte dai vicini, magari dispiaciuti, quasi sempre stanchi di cattivi odori o spaventati dall'invasione di scarafaggi e altri insetti che fuoriescono dalle case da incubo. Può anche capitare che i vigili del fuoco intervengano per un principio d'incendio e si trovino davanti lo sfacelo.

Gli esperti descrivono l'accumulo compulsivo come un disturbo mentale caratterizzato dal bisogno di collezionare oggetti di ogni tipo, senza valore, antigienici. "C'è chi accumula vestiti, chi plastica, chi oggetti nuovi e chi addirittura rovista nella spazzatura, con gravi rischi per sé e per la salute pubblica". Ci si può seppellire persino di animali, o anche di semplici riviste. "E la carta pesa. Una volta abbiamo scoperto un accumulatore perché ne aveva accatastata talmente tanta che il vicino di sotto si è visto piovere intonaco sulla testa", racconta Costa che è anche ufficiale di polizia giudiziaria.

Il fenomeno è in crescita "ma anche noi lo intercettiamo di più", dice l'esperto. La fase dell'accertamento apre a una scala di interventi possibili: se la situazione è ancora accettabile si fa solo una relazione per segnalare un principio di accumulo ai servizi sociali. All'altro estremo, in caso di pericolo per il soggetto e per la comunità, si coinvolgono tutti i servizi e viene chiesto al sindaco di firmare un'ordinanza contingibile e urgente. "Il provvedimento viene notificato al soggetto al quale viene spiegato che entro 5 giorni va fatta pulizia". Ma non basta risanare gli ambienti. Va 'curata' l'anima degli accumulatori compulsivi, "che ogni tanto ti spiazzano, come una vecchietta che mi disse che aveva vissuto la guerra e non voleva più restare senza niente, come in quei tempi tremendi".

Costa ha visto morire qualcuno, sopraffatto dagli effetti di una mania incontrollabile. È successo pure qualche giorno fa in un bel quartiere di Torino. Una donna è stata trovata morta in casa, seppellita dai rifiuti. "È un peccato, perché si sarebbe potuti intervenire, se solo qualcuno avesse segnalato - commenta Costa - C'è tanta tristezza dentro queste storie. Mi piacerebbe che nessun centro di salute mentale trascurasse il problema. A volte, però, c'è anche il lieto fine. Ricordo un musicista che si è autodenunciato, voleva riprendere in mano la sua vita e ce l'ha fatta. Per fortuna i nostri telefoni non squillano più per lui".

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