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Medicina: esperto informatica, 50% sviluppatori App non è di ambito medico

28 febbraio 2017 | 17.21
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"Per aumentare l'efficacia delle soluzioni tecnologiche in ambito sanitario, occorrono maggiori responsabilità e competenze mediche e scientifiche da parte degli sviluppatori delle App. Il 50% di loro, infatti, non proviene da un ambito medico". Così Eugenio Santoro, responsabile del Laboratorio di Informatica medica, Dipartimento di Epidemiologia dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Milano, e membro della commissione giudicatrice del Premio Merck in neurologia, commenta lo stato dell'innovazione hi-tech nel campo della ricerca sanitaria.

"Non basta che le App (e i dati in esse raccolti) siano attendibili - precisa Santoro, intervenuto al convegno 'Innovazione tecnologica e salute: videogames e wearable devices per il paziente con sclerosi multipla', oggi a Milano a Palazzo Giureconsulti - ma occorre dimostrare che il loro utilizzo si traduca in un vantaggio documentabile per pazienti, medici e ospedali in termini di migliore prevenzione delle malattie, di migliore qualità della vita o di riduzione dei costi. Mancano in questo contesto studi di comprovata affidabilità che dimostrino su risultati clinici la maggiore efficacia di questi strumenti rispetto a quelli tradizionali". Gli altri due 'nodi' rilevati sono il rispetto della privacy dei dati degli utenti, per la quale urgono maggiori garanzie, e un maggiore coinvolgimento delle istituzioni sanitarie, delle società scientifiche e delle associazioni di pazienti.

L'Italia - è stato ricordato al convegno - dedica all'eHealth solo l'1,23% della spesa sanitaria pubblica, rispetto al 2-3% dell'Europa, con alcuni Paesi (Finlandia e Regno Unito) che tendono al 4%. I dati, frutto di una recente indagine Censis-Impresa Lavoro, indicano inoltre che l'Italia potrà arrivare a questi numeri non prima del 2021.

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