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Tetano, come viene e come evitarlo

28 giugno 2017 | 16.23
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Tetano, come viene e come evitarlo

Il tetano è una malattia infettiva, non contagiosa, causata dalla contaminazione di tagli e ferite con le spore del batterio Clostridium tetani, si legge sul sito del ministero della Salute.

Il batterio è presente in natura sia in forma vegetativa, che di spore. Il germe in forma vegetativa produce una tossina, detta tetanospasmina, che è neurotossica e causa i sintomi clinici della malattia.

Il batterio è normalmente presente nell’intestino degli animali (bovini, equini, ovini) e nell’intestino umano e viene eliminato con le feci. Le spore possono sopravvivere nell’ambiente esterno anche per anni e contaminano spesso la polvere e la terra. Possono penetrare nell’organismo umano attraverso ferite dove, in condizioni opportune, si possono trasformare nelle forme vegetative che producono la tossina. Il batterio non invade i tessuti ma la tossina raggiunge attraverso il sangue e il sistema linfatico il sistema nervoso centrale, interferendo con il rilascio di neurotrasmettitori che regolano la muscolatura, causando contrazioni e spasmi diffusi.

Il periodo di incubazione può variare da 2 giorni a mesi, ma è mediamente di 14 giorni (la sua durata è condizionata dal tipo, dall'estensione e dalla localizzazione della ferita). Solitamente, la severità della malattia è inversamente proporzionale alla lunghezza del periodo di incubazione. Le contrazioni muscolari di solito iniziano dal capo, e progrediscono poi verso il tronco e gli arti. Un caratteristico sintomo iniziale è il trisma, cioè la contrattura del muscolo massetere, che dà al volto del paziente un aspetto caratteristico (riso sardonico), seguito da rigidità del collo, difficoltà di deglutizione, rigidità dei muscoli addominali. Altri sintomi includono febbre, sudorazione, tachicardia. Il paziente rimane conscio e gli spasmi muscolari, provocati da stimoli anche minimi, causano dolore.

Una forma particolare di tetano è quello che colpisce i neonati (tetano neonatale), osservata soprattutto in Paesi in via di sviluppo. I bambini nati da madri non vaccinate non hanno la protezione conferita nei primi mesi di vita dagli anticorpi materni. L’infezione viene contratta quando il cordone ombelicale viene reciso con strumenti non sterili. I sintomi sono quelli del tetano generalizzato, con una elevata letalità.

La malattia non è contagiosa, quindi l’isolamento nel paziente non è necessario. Il trattamento della forma generalizzata richiede il ricovero ospedaliero e consiste, oltre che nelle cure della ferita, nella somministrazione di siero antitetanico e soprattutto nel tentativo di sciogliere le contratture mediante miorilassanti. L’obiettivo è scongiurare l’asfissia in attesa che cessino spontaneamente gli effetti della tossina.

Dopo una lesione cutanea, soprattutto se profonda o contaminata da feci, terra o saliva, è buona norma disinfettare immediatamente la ferita. La prevenzione del tetano si attua con la vaccinazione antitetanica. Per i bambini nel primo anno di vita (ciclo di base), il vaccino antitetanico è incluso nel vaccino esavalente (contro difterite, tetano, pertosse acellulare, epatite B, Haemophilus influenzae tipo b, polio), per i successivi richiami sono disponibili preparazioni combinate (vaccino trivalente contro difterite, tetano e pertosse, o vaccino tetravalente contro difterite, tetano, pertosse e polio).

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Secondo il calendario vaccinale i bambini ricevono, di solito, una serie di 3 dosi di vaccino: al terzo, al quinto e all'11esimo mese di vita e due richiami, a 6 anni e tra 12-18 anni.

Per conservare l'immunità sono opportuni ulteriori richiami ogni 10 anni, preferibilmente con il vaccino trivalente tetano, difterite, pertosse acellulare (dTpa). Grazie alla vaccinazione i casi di tetano in età pediatrica o adolescenziale in Italia sono diminuiti drasticamente, mentre persistono ancora casi in persone anziane non vaccinate.

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