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Accesso farmaci innovativi: per italiani non è priorità

15 marzo 2018 | 09.49
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Gli italiani riconoscono poco il valore di un accesso tempestivo ai farmaci innovativi, ma l'opinione cambia radicalmente se si chiede di valutare l'importanza dei farmaci anti-cancro: il 29% ritiene infatti la ricerca scientifica come priorità sulla quale si dovrebbero concentrare gli sforzi del Servizio sanitario nazionale, ma appena l’8% considera prioritario garantire l’accesso ai farmaci innovativi in tempi rapidi, mentre il 97% considera importante, per un paziente oncologico, poter usufruire delle nuove terapie. Sono questi alcuni dati emersi da una indagine svolta da Istituto Piepoli e presentata a 'Inventing for Life - Health Summit', organizzato a Roma da Msd Italia all’Auditorium di Confindustria.

L'appuntamento ha riunito clinici, rappresentanti di istituzioni, società scientifiche e associazioni per discutere di innovazione in medicina, di gestione sostenibile delle cronicità e delle priorità globali della sanità pubblica. "Nell'agenda da consegnare al prossimo ministro della salute - ha dichiarato Nicoletta Luppi, presidente Msd Italia - al centro ci dovranno essere il paziente; l'invecchiamento attivo della popolazione, la gestione della cronicità e la gestione anche di tutto quello che è innovazione tecnologica, che deve costituire un asset vincente e non un problema per quello che è il nostro straordinario sistema sanitario. Il segreto sarà quello di continuare a lavorare tutti insieme per portare innovazione per generare ancora più vita, perché la vita non è mai abbastanza".

"L'attenzione verso il cancro è grande, perché è una malattia che fa molta paura - ha osservato Stefano Vella, presidente dell'Agenzia Italiana del farmaco - Oggi ci sono delle novità, sia farmacologiche sia culturali, perché abbiamo capito meglio come affrontarlo, in modo diverso rispetto al passato. Dobbiamo investire in ricerca, capire il motivo delle malattie, e lo possiamo fare attraverso una sinergia trasparente tra pubblico e industria farmaceutica. Poi - ha aggiunto - esiste anche un problema di prezzi, dobbiamo capire come gestirli affinché nel futuro siano equi e permettano a tutti di accedere alle novità. Dobbiamo trovare anche dei sistemi di compartecipazione della spesa e proteggere il nostro sistema universalistico. Dobbiamo lavorare su nuovi farmaci e - ha concluso - valutarne l'effettivo impatto sulla salute".

Dall'indagine è emerso inoltre come un italiano su due non sa cosa sia l'antibiotico-resistenza, solo il 32% la ritiene un problema molto preoccupante, a fronte di un 86% che vede nelle infezioni ospedaliere un'emergenza di sanità pubblica. "L'antibiotico resistenza è uno dei problemi più grandi che abbiamo - ha sottolineato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin - Si tratta della vera sfida globale, la prima causa di morte. Uno degli aspetti più importanti - ha osservato - è la capacità di creare una rete di informazione, attraverso anche una sensibilizzazione sull'uso degli antibiotici, sulla prevenzione delle infezioni ospedaliere e sul tema di igiene pubblica".

Per gli intervistati la patologia che costa di più al nostro Ssn è il cancro, 66%, contro il diabete per il 18% e le patologie cardiovascolari per il 19%. Una percezione, hanno osservato gli esperti, che non trova conferma nei fatti, poiché nello scenario italiano, dove 1 persona su 5 è over 65, le patologie croniche incidono in maniera decisamente significativa a livello di costi. Dall'indagine emerge anche come il cancro sia percepito come il "nemico numero 1" dagli intervistati: il 72% considera infatti i tumori la sfida prioritaria per la sanità pubblica, mentre sottovaluta l'impatto di patologie come il diabete (meritevole di investimenti solo per il 13%), delle malattie infettive (2%) e della prevenzione vaccinale (2%).

"Abbiamo messo a punto vaccini, sicuri efficaci e gratuiti che però vengono rifiutati da tante persone - ha ribadito Roberto Burioni, ordinario di microbiologia e virologia all'Università Vita-salute San Raffaele di Milano - Oltre a sviluppare farmaci dobbiamo comunicare, che è diverso da informare: significa non solo comunicare dati convincenti, ma farlo in modo convincente, cioè adeguato ai nuovi mezzi di comunicazione che utilizzano internet. Siamo noi che dobbiamo adattarci ai nuovi modelli di comunicazione - ha aggiunto - che hanno una potenza notevolissima e che dobbiamo usare a fin di bene. Da questo punto di vista chi non utilizza i mezzi di comunicazione moderni, perde. Abbiamo avuto come comunità scientifica un momento di difficoltà perché non abbiamo capito quanto importanti siano i social network e questo nuovo modo di comunicare le cose".

Si è discusso poi anche dei nuovi scenari delineati dall’e-health, in particolare per quanto riguarda il grande potenziale rappresentato dal volume di dati generati dal settore healthcare. I cosiddetti ‘Big Data’ - hanno evidenziato gli esperti - sono considerati infatti un’importante risorsa per migliorare la gestione della complessità in sanità, ma i cittadini, però, non sembrano ancora cogliere del tutto i vantaggi di questa opportunità: solo la metà degli intervistati si dichiara disposta ad autorizzare l’uso dei suoi dati sanitari privati.

L’utilizzo dei Big Data in sanità, così come la telemedicina (che l’89% degli intervistati crede possa essere d’aiuto per i pazienti cronici) rappresentano quindi importanti risorse per la sanità del futuro, a patto che non si perda di vista la centricità del paziente, esigenza che emerge fortemente anche dall’indagine. Il 39% degli intervistati,infatti, reputa che i pazienti non siano adeguatamente ascoltati e considerati nelle decisioni del Ssn e l’84% sostiene che l’offerta di servizi sanitari in Italia non sia distribuita in modo omogeneo ed equo.

"Il nostro compito come industria farmaceutica - ha concluso Luppi - è quello di continuare a investire in ricerca e sviluppo, consolidando il ruolo di partner delle istituzioni, del mondo scientifico e delle associazioni di pazienti, per offrire farmaci e vaccini innovativi e servizi di valore come quelli sviluppati in ambito digitale e della tecnoassistenza. A livello globale, siamo in prima linea nella lotta a vere e proprie emergenze sanitarie, come il cancro, l’Hiv, l’epatite C, ma anche nella prevenzione e controllo delle epidemie, con i nostri vaccini e gli antibiotici, o nella gestione delle patologie croniche come il diabete. Crediamo che il valore del nostro lavoro sia legato alla possibilità per i pazienti di accedere tempestivamente alle terapie innovative, con un giusto riconoscimento all’investimento in ricerca e sviluppo, ma nel rispetto della piena sostenibilità del Ssn".

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