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Allarme sindrome Barbie & Ken

16 marzo 2018 | 10.40
LETTURA: 3 minuti

(Dai profili facebook di Alina Kovalevskaya e Valeria Lukyanova)
(Dai profili facebook di Alina Kovalevskaya e Valeria Lukyanova)

'Vorrei avere i lineamenti della Barbie', 'Riuscirebbe a farmi assomigliare a Ken?', 'Vorrei avere il posteriore di una bambola'. Sembra incredibile, ma sono alcune delle frasi che i chirurghi estetici e plastici si sentono richiedere in ambulatorio. Un pericoloso fenomeno venuto alla luce anche grazie ai casi di Alina Kovalevskaya e Valeria Lukyanova, le 'Barbie in carne ed ossa', entrambi originarie della città ucraina di Odessa, e del 'Ken umano', l’inglese Rodrigo Alves. A lanciare l'allarme 'sindrome di Barbie & Ken' è Carlo Gasperoni, docente al Master di Chirurgia Estetica della Faccia dell’Università Tor Vergata di Roma, secondo il quale il problema è prima di tutto a livello psicologico.

"Alcune persone soffrono di un disturbo", una sorta di "Sindrome di Barbie & Ken, per la quale non riescono ad avere una loro identità ben definita - spiega Gasperoni - Cominciano allora a guardarsi intorno per vedere quali sono i personaggi ammirati e cercano di diventare così per essere a loro volta ammirati. In definitiva, sono incapaci di affrontare la verità della vita e preferiscono crearsi una vita irreale. Barbie o, nel caso degli uomini Ken, sono due bambole che hanno fatto giocare molti bambini. Nel giocare qualcuno ha cominciato a fantasticare, e la vita irreale si è sostituita a quella reale che si è incapaci di affrontare" da adulti.

Ma come dovrebbe agire il professionista che si trova a gestire simili personalità? "Il medico ha come dovere di curare le persone malate e non assecondare la loro malattia – conclude Gasperoni – Se una persona chiaramente disturbata chiede di essere assecondato, il medico non deve farlo, ma deve piuttosto indirizzarlo verso una cura. In altre parole aiutare una persona a somigliare a quelle bambole è la negazione della missione del medico, il cui comportamento è da censurare perché non etico". Secondo l'esperto anche "certe trasmissioni televisive che mostrano queste persone per farne uno spettacolo, andrebbero censurate - conclude - perché in questo modo si possono spingere le persone che sono borderline a propendere verso una soluzione irreale dei propri problemi".

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