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Thailandia

Come sono sopravvissuti i ragazzi intrappolati

03 luglio 2018 | 11.22
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(AFP)
(AFP)

Sono sopravvissuti all'interno di una grotta per 9 giorni. Restando senza cibo e senza contatti con l'esterno. La storia dei ragazzi thailandesi intrappolati nella cava di Tham Luang, nel nord del Paese, sta tenendo il mondo con il fiato sospeso. Ma come si può sopravvivere così a lungo in simili condizioni?

"Bisogna considerare tre elementi - spiega all'AdnKronos il professor Paolo Maria Rossini, responsabile della Struttura complessa di Neurologia del Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma -. Intanto, il microclima e la temperatura ambientale, che lontana dall'influenza dell'ambiente esterno non li ha né disidratati né congelati, poi la disponibilità dell'acqua, perché l'organismo umano può resistere senza cibo per giorni ma senza acqua dopo 2-3 giorni si muore. Soprattutto se si tratta di una situazione di disdratazione legata alla temperatura ambientale".

"Nella grotta - aggiunge Rossini - immagino che ci fosse acqua sufficientemente potabile". Anche la mancanza di sforzo, stando all'esperto, ha fatto in modo che i ragazzi resistessero così a lungo. "Un organismo che sta a riposo ha un metabolismo molto basso - spiega Rossini - che consuma scarsa energia e non produce danni agli organi nobili, in particolare a reni e fegato e poi al cervello".

Il fatto che siano sportivi può averli aiutati? "Credo che probabilmente sarebbero sopravvissuti lo stesso - precisa Rossini -. Certo, la loro funzionalità cardiovascolare probabilmente è migliore rispetto a quella di chi non svolge attività fisica, così come l'atteggiamento psicologico. Chi è abituato alla competizione è abituato al sacrificio e alla resistenza e anche a una certa capacità di giocare in squadra. Trattandosi di calciatori, erano abituati a restare compatti e a rispettare delle gerarchie interne".

Ora, una volta fuori, i ragazzi dovranno essere sottoposti ad accertamenti. "Sicuramente dovranno essere controllati i sali e i minerali in circolazione - osserva Rossini - perché il rischio più grande è quello della disidratazione. Dovranno verificare inoltre la funzionalità degli organi nobili come reni, fegato, pancreas e tiroide. Una volta volta reidratati e reintegrate le riserve energetiche consumate, se i parametri vitali sono a posto, potranno tornare a casa nell'arco di qualche giorno".

La mancanza di cibo potrebbe avere causato danni a livello cerebrale? "Se i bambini sono stati trovati vigili e in grado di parlare e di muoversi significa il cervello non ha subito danni importanti - rimarca Rossini -. Quando subisce danni il cervello presenta dei sintomi come letargia, sonnolenza grave, incapacità di contattare l'ambiente, disturbi del linguaggio, paralisi di una parte del corpo, ecc. In assenza di questi sintomi significa che il cervello non ha subito danni e che la quantità di zucchero prodotta dall'organismo, pur in assenza di nutrizione, è stata sufficiente a mantenere una funzione cerebrale adeguata".

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