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Lo studio

Sesso, smog riduce le misure

27 luglio 2018 | 14.26
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Nuovo atto d'accusa contro l'inquinamento ambientale. Se numerosi studi scientifici internazionali hanno ipotizzato che i prodotti inquinanti presenti nell'ambiente, noti come interferenti endocrini, possono alterare l'equilibrio e la funzione degli ormoni, un nuovo studio italiano, pubblicato su 'Human Reproduction', ha scoperto che "questi agenti riducono la produzione di spermatozoi e la lunghezza dell'organo riproduttivo maschile". Da qui l'allarme di Carlo Foresta, docente di Endocrinologia all'università di Padova, che ha coordinato il gruppo di ricerca 'La fertilità dei giovani è a rischio'.

L'uomo e gli animali, infatti - attraverso l'alimentazione, le acque e il contatto - sono sempre più esposti a prodotti inquinanti, principalmente residui chimici della plastica e dei suoi prodotti di degradazione. Interferenti endocrini che possono alterare l'equilibrio e la funzione degli ormoni interagendo o interferendo con la normale funzione ormonale e portando effetti negativi sulla salute. In alcune specie animali, che vivono in ambienti particolarmente esposti a sostanze inquinanti, come alligatori dei grandi laghi americani, orsi polari, rettili e mammiferi che vivono in aree particolarmente inquinate, è stato osservato un incremento delle anomalie del sistema endocrino riproduttivo, dalla riduzione delle dimensioni dei genitali e del potenziale riproduttivo, fino all'alterazione del comportamento sessuale.

Dallo studio padovano, condotto su quasi mille ventenni veneti, è emersa una riduzione della produzione degli spermatozoi (-18% rispetto ai giovani di 15 anni fa) e una variazione delle strutture corporee, che sono indice di un alterato equilibrio degli ormoni testicolari. Il 36% dei giovani presenta infatti un'apertura delle braccia superiore alla media, che è indicativa di un'alterazione nelle proporzioni antropometriche, tipicamente associata al ruolo degli ormoni sessuali nello sviluppo del maschio.

Non solo. C'è stata anche una 'scoperta choc'. I risultati hanno evidenziato una riduzione delle dimensioni del pene, di -0,9 cm rispetto ai giovani di 15 anni fa, e dei testicoli: il 23% dei giovani analizzati ha mostrato un volume testicolare inferiore ai 12 cc, considerato come valore soglia di normalità.

E ancora. Per la prima volta è stata misurata la distanza ano-genitale, indicatore clinico che è determinato dalla impregnazione androgenica nel maschio durante lo sviluppo fetale. Pertanto, una riduzione della produzione di ormoni testicolari dell'embrione comporta una riduzione della distanza ano-genitale (nelle donne, mancando gli ormoni testicolari, la distanza ano-genitale è infatti molto ridotta) riscontrata nei giovani analizzati, che si associa a una riduzione del numero di spermatozoi e delle caratteristiche di mascolinizzazione come l'apertura delle braccia, il volume testicolare e le dimensioni del pene.

"Tutti questi segni - spiega Foresta - depongono per una interferenza da parte dei composti chimici ambientali sulla attività degli ormoni testicolari nel maschio. Queste interferenze possono manifestarsi sia durante lo sviluppo della fase embrionale che durante la fase adolescenziale fino all'età adulta, portando quindi a possibili conseguenze negative sul potenziale di fertilità dei giovani uomini".

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