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Vita sana e attiva prima dei 25 anni 'salva sesso' da adulti

04 marzo 2019 | 20.08
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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La classica mezz'ora al giorno (o più) di palestra e uno sguardo costante all'ago della bilancia. Due abitudini 'salva sesso' e 'salva prostata' in età adulta, se praticate in maniera regolare e intensa già da prima dei 25 anni. Quando si è giovani ci si sente imbattibili e la prostata non è certo il primo dei pensieri, ma è bene riporre da subito le pantofole in soffitta. Perché si può mettere in cassaforte quello che gli urologi definiscono "un 'tesoretto' di salute da giocarsi più avanti negli anni". Una sorta di 'assicurazione' sulla prostata, ma anche sulla vita sotto le lenzuola. E' quanto emerge dai dati della campagna #Controllati 2018, promossa per il terzo anno consecutivo dalla Società italiana di urologia (Siu), con il supporto non condizionato di Menarini.

Per gli specialisti la campagna - che nella sua ultima edizione si è conclusa con all'attivo 7.300 visite nei 159 centri aderenti - è non solo "un'occasione per sensibilizzare quanti più uomini possibile sull'importanza dei controlli in assenza di sintomi", spiega Walter Artibani, segretario generale della Siu, ma ha anche un risvolto più scientifico, permettendo di condurre un'analisi epidemiologica con i dati raccolti. Ed è proprio dalle informazioni contenute in oltre 2.800 schede compilate in forma anonima da uomini di età media 55 anni, in 79 centri della Penisola, che arriva la conferma per lui di un legame tra passato e futuro: praticare esercizio fisico in erba, prima dei 25 anni d'età, attiva una protezione contro lo sviluppo in età adulta in particolare di iperplasia prostatica benigna e disfunzione erettile, che diminuiscono mediamente del 30%.

Due condizioni, queste, accomunate da medesimi fattori di rischio, evidenziano gli esperti presentando a Milano i risultati dello studio, in pubblicazione ad aprile sull'Archivio italiano di urologia, rivista ufficiale della Siu: vita sedentaria, elevato peso corporeo, sindrome metabolica, oltre a pressione alta, colesterolo e trigliceridi ai massimi livelli, diabete. Scopo dell'indagine che si è concentrata sul confronto tra lo stile di vita giovanile e al momento della visita, era valutare la relazione di efficacia movimento-prevenzione urologica.

E i dati hanno mostrato come un'attitudine precocemente 'pantofolaia' incide, in negativo e in maniera significativa sul benessere della prostata. Il rischio di sviluppare iperplasia prostatica benigna (Ipb) era ridotto del 25% in chi aveva avuto un'attività fisica a 25 anni moderata o intensa. Stessa influenza è stata rilevata per il peso: essere taglia 'XL' a 25 anni (sovrappeso o obeso) si associava a un rischio aumentato del 32% rispetto ai normopeso. Il rischio di Ipb era d'altra parte aumentato del 41% negli uomini obesi al momento della diagnosi.

"Una attività fisica intensa e regolare svolta prima dei 25 anni - spiega Fabio Parazzini, professore associato del Dipartimento di scienze cliniche e di comunità dell'università degli Studi di Milano e autore dello studio - riduce il rischio di Ipb in età adulta, con un tasso fino al 30% se la pratica è costante anche nel momento della raccolta della scheda informativa. L'indagine ha evidenziato, come dato nuovo, che la sindrome metabolica influenza il rischio adulto di manifestare Ipb del 50%. Stesso impatto si è registrato per la disfunzione erettile, riducibile del 20% con una attività fisica prima dei 25 anni di età a conferma che le due problematiche hanno meccanismi di insorgenza differenti (di tipo cardiovascolare per questa e ormonale per l'Ipb), ma simili profili di rischio".

"Siamo bipedi - incalza Artibani - la nostra attitudine naturale è muoverci. Costa poco, non è un farmaco e ha un impatto sul benessere successivo. Legame su cui c'è un'evidenza scientifica, rinforzata dai nostri risultati". Il 75% degli uomini coinvolti nell'indagine si era presentato nell'ambito della campagna per un primo controllo. Il che mostra "l'importanza di controllarsi e di fare qualcosa per il benessere urologico (e non solo) fin da giovani, sia prevenendo ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, ipertensione, sia attivando potenziali armi preventive", incalza l'esperto.

La campagna #Controllati ha agganciato sia under 45 che over 70 "Fra la totalità dei pazienti - aggiunge Artibani - abbiamo rilevato 744 casi di Ipb, di cui il 31% di nuova diagnosi, presente soprattutto nelle fasce di popolazione più giovane e osservato 650 pazienti con disfunzione erettile, pari a più del 23% di maschi totali, di cui oltre il 44% già in terapia con inibitori della PDE5". Nelle tre edizioni si è riusciti a visitare circa 15 mila uomini in 3 anni, prevalentemente per controllo. "Abbiamo potuto alzare così il livello di attenzione per due patologie definibili entrambe come 'Life style diseases', dipendenti cioè da uno stile di vita non sano", concludono gli esperti.

IL PROGETTO: BENESSERE INSEGNATO A SCUOLA - L'obiettivo è agganciare la 'generazione no naja', cresciuta dopo l'addio alla visita di leva. Quelli che, salutato il pediatra, escono fuori dai radar, si tengono alla larga dagli studi medici, hanno come riferimento web e amici, la loro educazione e salute sessuale diventa terra di nessuno. Gli urologi puntano ora ad andare a 'cercarli' direttamente fra i banchi di scuola. Potrebbe succedere "già dal prossimo anno scolastico, grazie a un progetto che dovrebbe cominciare a partire in alcune città pilota, fra i centri più grandi". Specialisti in classe per "una sorta di educazione alla prevenzione, alla sessualità, e in generale agli aspetti andro-urologici". A spiegarlo è Artibani.

"Abbiamo avuto diversi incontri al ministero dell'Istruzione, università e ricerca e al ministero della Salute e nei giorni scorsi i due ministeri hanno siglato un protocollo d'intesa - ricorda - Questo è il punto di partenza e adesso il progetto dovrebbe decollare. L'argomento è complesso, devono essere i presidi delle singole scuole a richiedere di poter attivare queste lezioni periodiche, c'è tutto un protocollo da seguire. La Siu fornirà lo specialista che andrà a fare lezione secondo un programma che naturalmente verrà confermato e vidimato dal ministero della Salute".

Sarà però "qualcosa di più della semplice educazione sessuale - anticipa l'urologo - Andremo a spiegare l'importanza dell'autopalpazione, la diagnosi di varicocele, il significato dell'ipospadia (malformazione congenita, ndr), e di certe malattie sessualmente trasmesse. L'obiettivo è colmare un vuoto, quello lasciato dall'abolizione della visita di leva. Oggi c'è tanta ignoranza sanitaria su temi che un tempo venivano affrontati in quel contesto".

"Se la ragazza - ragiona Artibani - ha spesso la madre come punto di riferimento, i ragazzi hanno molto più di frequente il web e gli amici. Questo incide soprattutto sulle dismorfofobie sessuali. E' un fenomeno sempre più comune, il cui impatto è soprattutto psicologico. In passato il problema era diverso: certe volte era la mamma che portava il figlio perché pensava non fosse ben sviluppato. Oggi c'è molta ritrosia, però il problema diventa psicologico più che reale. Senza una guida in carne e ossa che ti riporta alla realtà, il fatto di confrontarsi con situazioni irrealistiche o estreme che i ragazzi vedono sul web ha un peso".

Oggi dopo i 18 anni, "gli uomini non sono più valutati da nessuno, in generale non hanno una predisposizione alla prevenzione, l'idea di una visita invasiva nell'intimo non piace, ed è quindi difficile che seguano l'esempio della donna con il ginecologo, anche se spesso è proprio lei che può avere una capacità persuasiva. La sensibilità maschile sta cambiando lentamente - ammette l'urologo - Le donne con il loro esempio possono fare molto. Gli uomini devono capire che la prevenzione è importante, che la vita si è allungata molto e può migliorare ancora se c'è consapevolezza degli stili di vita corretti". Quanto all'età giusta per un controllo con l'urologo, Artibani sottolinea: "Pensando al varicocele e all'infertilità, problemi di forte impatto, teoricamente una visita a 18-20 anni per sapere se i genitali sono a posto, per avere un counselling per quanto riguarda la fertilità potrebbe avere una sua utilità. Mentre per la prevenzione delle malattie prostatiche, sarebbe utile cominciare i controlli già a 40 anni".

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