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Coronavirus, Galli: "Paziente zero da Germania al Lodigiano a fine gennaio"

11 marzo 2020 | 13.39
LETTURA: 3 minuti

La teoria, spiegata dall’infettivologo Massimo Galli all'AdnKronos Salute, che risolverebbe il giallo internazionale del 'paziente zero' e che è al centro di uno studio italiano in corso di pubblicazione

Fotogramma /Ipa
Fotogramma /Ipa

di Paola Olgiati
"L'ipotesi abbastanza ovvia è che almeno gran parte, se non tutta l'epidemia" di coronavirus emersa il 21 febbraio nel Lodigiano "sia partita da qualcuno che si è infettato in Germania verosimilmente intorno al 24, 25 o 26 di gennaio e che poi è venuto in quella zona dove ha seminato l'infezione, del tutto inconsapevolmente o perché completamente asintomatico o perché ha scambiato i sintomi di Covid-19 per quelli di una normale influenza". Una teoria, spiegata così dall’infettivologo Massimo Galli all’AdnKronos Salute, che risolverebbe il giallo internazionale del ‘paziente zero’ e che è al centro di uno studio italiano in corso di pubblicazione.

Tutti gli indirizzi scientifici raccolti - sottolinea l'esperto, primario all’ospedale Sacco di Milano e docente di Malattie infettive all’università Statale del capoluogo lombardo - permettono di ipotizzare una 'pista genetica' che porta dritta al focolaio di coronavirus scoppiato in Baviera, dopo che un’impiegata cinese dell’azienda Webasto aveva partecipato a un meeting di lavoro a Monaco. Allora asintomatica (i primi malesseri legati alla positività scoperta in seguito li ha accusati nel viaggio di ritorno), durante la permanenza in Germania la donna ha contagiato un collega bavarese all’origine di quello che il mondo della ricerca ha già confermato come "il primo focolaio Covid-19 d’Europa". E’ da lì che il contagio sarebbe arrivato in Italia.

Il lavoro "per il quale abbiamo già fatto richiesta di pubblicazione" riunisce tutti i dati emersi nelle scorse settimane - alcuni già in parte comunicati - frutto delle indagini scientifiche partite non appena i primi casi italiani di nuovo coronavirus sono stati diagnosticati nel Nord Italia. "Si tratta - precisa Galli - dell’analisi filogenetica delle sequenze di Sars-CoV-2 ottenute dai virus isolati da noi all’università degli Studi - ospedale Sacco di Milano, dal San Raffaele e dall’Istituto superiore di sanità".

Cinque preziosissime miniere di informazioni sulla possibile origine del ‘ceppo nostrano’ del patogeno della Covid-19, che indicano l’esistenza di un unico cluster di cui fanno parte "le nostre sequenze, due sequenze tedesche, una finlandese, una brasiliana e una messicana", elenca l’infettivologo. Ebbene, "alla base di questo ramo c’è la famosa sequenza isolata a Monaco di Baviera dalla persona infettata dalla collega che arrivava da Shanghai".

La donna, è stato ricostruito successivamente, aveva avuto contatti con i genitori che vivono nell’epicentro dell’epidemia nata a Wuhan. L’origine cinese del virus è quindi confermata, ma il contagio sarebbe sbarcato in Italia ‘triangolando’ via Germania. Portato nel Lodigiano da un italiano recatosi in Baviera e poi rientrato, oppure da un tedesco che ha viaggiato nella zona.

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