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Coronavirus, le tre regole da rispettare

20 giugno 2020 | 16.15
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Si tratta di mantenere la distanza, adeguata dagli estranei, prendersi cura delle mani e usare le mascherine se servono. Per Bassetti del San Martino di Genova l'obiettivo è "continuare a vivere responsabilmente"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

In questa fase 3 dell'emergenza coronavirus serve "un Dpcm non presidenziale, ma infettivologico: Distanza (adeguata dagli estranei), Prendersi Cura (delle mani) e Mascherine (se servono)". Matto Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, riassume così su Facebook le 3 regole per "continuare a vivere responsabilmente". "Dobbiamo spingere perché i laboratori di virologia ci dicano non solo se il tampone è positivo o negativo, ma anche quanto virus c'è" nel caso lo si trovasse. "Diversamente, rischiamo di isolare e bloccare a casa persone che probabilmente non sono contagiose e che, magari, non ne hanno bisogno"dice il direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, concordando con quanto chiesto dal direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, che ha anticipato ieri i risultati di uno condotto dall'Irccs. Una ricerca che indica come i nuovi pazienti positivi al coronavirus Sars-CoV2-2 ne hanno talmente poco da non poter trasmettere Covid-19. "Per quel che riguarda gli asintomatici, come ho già detto più volte - commenta Bassetti su Facebook - la maggioranza di loro probabilmente non sono contagiosi perché hanno una carica virale bassissima".

"Bisognerebbe pensare a un Piano Marshall per rinforzare le Malattie infettive italiane a livello infrastrutturale, tecnico, logistico, di personale medico e infermieristico. Per il momento ho visto che si è parlato solamente di posti in Terapia intensiva. Occorre pensare alle Malattie infettive per non farsi trovare impreparati di fronte a future sorprese. Non si deve perdere tempo". Il Covid-19, scrive su Facebook, "ci ha insegnato che, per il futuro, si deve investire maggiormente in cultura infettivologica. Non solo nei nostri ospedali, ma anche sul territorio e nelle Rsa", le residenze sanitarie assistenziali. "Solo con un grande sforzo economico, organizzativo e culturale - conclude l'esperto - si potranno affrontare futuri nemici di natura infettiva di qualunque tipo si presenteranno: virali, batterici, protozoari o fungini".

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