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Tumori, 1,4 mln screening in meno in primi 5 mesi per effetto pandemia

18 settembre 2020 | 15.26
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(Afp)
(Afp)

La pandemia di Covid-19 ha bloccato anche la prevenzione dei tumori, con pesanti effetti sulla diagnosi precoce e sulla cura. Nei primi 5 mesi del 2020, in Italia sono stati eseguiti circa un milione e quattrocentomila esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Ritardi che si traducono in una netta riduzione non solo delle nuove diagnosi di tumore della mammella (2.099 in meno) e del colon-retto (611 in meno), ma anche delle lesioni che possono essere una spia di quest’ultima neoplasia (quasi 4.000 adenomi del colon-retto non diagnosticati) o del cancro della cervice uterina (circa 1.670 lesioni Cin 2 o più gravi non diagnosticate). Non significa che queste neoplasie sono scomparse, ma che saranno individuate in fase più avanzata, con minori probabilità di guarigione e necessità di maggiori risorse per le cure.

A lanciare l'allarme è l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) che, dati alla mano, chiede alle Istituzioni di "destinare più fondi per la lotta al cancro, non solo per le terapie ma anche per potenziare la telemedicina e per creare percorsi definiti di collaborazione con la medicina del territorio". L’impatto di Covid-19 sull’oncologia e l’individuazione di nuovi strumenti per farvi fronte sono fra i temi al centro del congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo), al via da domani al 21 settembre in forma virtuale.

"Le nuove armi come l’immuno-oncologia e le terapie a bersaglio molecolare hanno cambiato la storia naturale di molte neoplasie e oggi in Italia il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi - sottolinea Giordano Beretta, presidente Aiom e responsabile dell’Oncologia medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo - La pandemia però sta modificando gli scenari. Le incertezze riguardano in particolare la prevenzione secondaria, cioè gli screening".

"Le neoplasie, non rilevate in questo periodo - prosegue - verranno comunque alla luce prima o poi, ma in stadi più avanzati e con prognosi peggiori. In base a stime del National Cancer Institute, negli Stati Uniti, nei prossimi 10 anni, vi saranno circa 10.000 morti in più per tumore del seno e del colon-retto, proprio a causa dell’effetto del Covid-19 sugli screening e sul trattamento". Numeri che, spiega l'oncologo, "in termini relativi possono sembrare piccoli, riferendosi all’1% del totale dei decessi per queste due neoplasie negli Usa, ma in termini assoluti sono tutt’altro che trascurabili, perché parliamo di 10.000 decessi in più per grandi malattie, che in questi anni hanno beneficiato dell’effetto positivo dello screening sulla mortalità".

Nel Regno Unito, inoltre, è stato stimato che il ritardo diagnostico causato dall'interruzione e dal rallentamento dei servizi sanitari possa essere la causa di aumento della mortalità, rispetto al periodo pre-Covid, nei prossimi 5 anni fino al 16,6% per i tumori del colon-retto e al 9,6% per la mammella.

"L’allarme lanciato nel Regno Unito e negli Usa si può applicare anche in Italia - afferma Saverio Cinieri, presidente eletto Aiom e direttore Oncologia medica e Breast Unit dell'ospedale Perrino di Brindisi - A oggi, il ritardo diagnostico accumulato è limitato, ma sta crescendo anche per le modalità organizzative necessarie per garantire il distanziamento fisico dei cittadini che si sottopongono agli screening".

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