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Coronavirus, Corradini (Int Milano): "Ematologie sicure perché Covid-free"

18 novembre 2020 | 16.28
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(Fotogramma)
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"In Italia la mortalità a causa del Covid è del 4%. Le persone con tumori del sangue se contraggono il virus Sars-CoV-2 hanno invece il 37% di probabilità di morire, quindi quasi 10 volte di più rispetto alla popolazione sana. Se anche uno solo di loro decidesse di non recarsi nei centri e negli ospedali per timore del contagio e interrompesse le cure anticancro, recherebbe un danno enorme alla sua salute già fragile e compromessa. Le 90 Ematologie italiane sono sicure in quanto aree Covid-free, i pazienti devono stare tranquilli e continuare a curarsi. I trattamenti, anche durante la pandemia, non possono essere interrotti. Uno dei principali fattori di rischio di morte, in caso di contagio da Covid-19, è proprio la fase avanzata della patologia ematologica".

L'appello a migliaia di connazionali affetti da leucemia, linfoma o mieloma perché continuino a rivolgersi ai reparti a loro dedicati arriva da Paolo Corradini, direttore della Divisione di Ematologia dell'Istituto nazionale tumori (Int) di Milano, cattedra di Ematologia dell'Università degli Studi di Milano, nonché presidente della Società italiana di ematologia (Sie). Con circa 32mila nuovi casi diagnosticati ogni anno (in due terzi dei casi si tratta di over 65), i tumori del sangue si collocano al quinto posto della classifica dei più frequenti nel nostro Paese. Il 70% dei cittadini colpiti da tumore del sangue guarisce o ha una lunga sopravvivenza, grazie ai progressi nella ricerca, ai farmaci più efficaci e a una migliore qualità della vita. Eppure, con il Covid-19 fra tutte le categorie di malati, sono quelli esposti a rischi maggiori.

"Sono soggetti immunodepressi - spiega Corradini - a causa della patologia e per le conseguenze dei trattamenti a cui sono sottoposti per eliminare linfomi, leucemie o mielomi. Trattamenti che prevedono, dopo la chemioterapia, anche il ricorso agli anticorpi monoclonali. Ma guai ad interrompere le cure, la progressione delle neoplasie ematologiche non si ferma".

Secondo uno studio della Sie, pubblicato nel numero di ottobre di 'The Lancet Hematology', il 37% dei pazienti colpiti dal virus Sars-CoV-2 tra febbraio e maggio 2020 è poi deceduto. Da qui l'appello dei ricercatori al Governo e al ministero della Salute, per continuare a curare questi pazienti, anche durante la pandemia.

"Le proposte della Confederazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi (Foce) per tutelare 11 milioni di pazienti fragili contro il Covid-19 sono state accolte dai vertici delle istituzioni - afferma Corradini - compresa la creazione di ospedali per pazienti con il coronavirus, nettamente separati da quelli deputati all'assistenza delle altre patologie al fine di evitare rischi di contagio per i malati particolarmente fragili già affetti da patologie croniche. A tale proposito il Governo lo scorso agosto aveva stanziato 500 milioni di euro per la realizzazione dei percorsi Covid-free, la cui organizzazione però è di competenza delle Regioni. La stragrande maggioranza delle Ematologie, però, si era adeguata da tempo. Noi ematologi sin dalla prima ondata abbiamo monitorato medici e infermieri con tamponi e controlli serrati, per la sicurezza del personale e degli stessi malati. Durante il lockdown generale nessun reparto di Ematologia ha chiuso, neanche in Lombardia, la regione più colpita dal coronavirus".

Alcuni medici e infermieri sono stati presi in prestito dalle Ematologie per dare il loro contributo nei reparti Covid, in particolare nelle Terapie intensive. "Eppure - rassicura il presidente degli ematologi - l'80% dei nostri centri è attivo, la percentuale dei trapianti da marzo a maggio è scesa di appena l'8%, nonostante il Servizio sanitario nazionale da allora sia sotto pressione per far fronte alla pandemia. Piuttosto mi preoccupa un altro dato". Quale? "Tutte le altre malattie - avverte Corradini - hanno la stessa incidenza di un anno fa. Ma se gli ospedali sono intasati e le ambulanze trasportano solo pazienti Covid, si sottraggono posti letto e prestazioni a tutti gli altri pazienti le cui patologie non sono mai andate in lockdown. Un danno enorme, dalle conseguenze ancora incalcolabili".

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