Roma, 24 apr. (Adnkronos Salute) - Circa 350 milioni di pazienti nel mondo hanno già utilizzato un medicinale biotech, fra questi anche 20-30 mln di cittadini europei. Un settore in crescita, quello del farmaco biotecnologico nel Vecchio Continente, ma anche alle prese con sfide importanti e caratterizzato da alcune peculiarità rispetto, ad esempio, agli Stati Uniti. A 'disegnare' l'identikit di questo settore è l'ultimo rapporto di EuropaBio (Associazione bioindustrue europee) ed EY, dal tema 'Biotechnology in Europe, the tax, finance and regulatory framework and global policy comparison'. Dall'analisi del rapporto emerge un quadro con 9 aziende stabilmente al top - fra cui una parziale new entry grazie al 'matrimonio' di un'azienda Usa con una del Vecchio continente - E, in generale, con ricavi in aumento, ma spese in R&S in contrazione.
Se in "Usa l'elenco delle aziende leader a livello commerciale è molto cambiato" negli ultimi cinque anni, in Europa infatti è rimasto statico, con Actelion Pharmaceuticals, Elan Corp (oggi Perrigo Company), Eurofins Scientific, Ipsen, Meda Pharmaceuticals, Novozymes, Qiagen, Shire e Jazz Pharmaceuticals (dopo le 'nozze' con Azur Pharma) sul podio da tempo. I ricavi delle compagnie pubbliche biotech europee sono cresciuti negli ultimi tre anni, ma lo stesso non si può dire delle spese in R&S, calate dell'1% nel 2012. Un'attenzione ai conti legata al fatto che molte aziende europee, riflettono gli autori del rapporto, erano ancora in modalità 'taglio-dei costi' cinque anni dopo la crisi del 2008. (segue)