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Farmaci: Daiichi Sankyo, partito nuovo studio su edoxaban

07 aprile 2014 | 11.55
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Milano, 7 apr. (Adnkronos Salute) - E' partito con l'arruolamento del primo paziente lo studio 'Ensure-Af', trial clinico di fase III avviato dalla giapponese Daiichi Sankyo con l'obiettivo di valutare l'anticoagulante orale edoxaban nella prevenzione dell'ictus e di altre complicanze tromboemboliche in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare sottoposti a cardioversione elettrica. Una particolare procedura che utilizza stimolazioni elettriche a bassa intensità per ripristinare la regolarità del battito cardiaco. Lo studio coinvolgerà più di 2.200 pazienti in circa 250 centri di sperimentazione fra Europa e Nord America.

Gli arruolati saranno randomizzati al trattamento con 60 mg di edoxaban (o una dose ridotta di 30 mg per pazienti con danno renale o sottopeso o in terapia con inibitori di p-glicoproteina), oppure con terapia standard a base di enoxaparina/warfarin per un periodo di 28-49 giorni. "A causa del rischio di tromboembolismo, le linee guida cliniche raccomandano la terapia anticoagulante prima e dopo la cardioversione in pazienti con fibrillazione atriale - spiega Andreas Goette, primario del Dipartimento di cardiologia e terapia intensiva dell'ospedale St. Vincenz-Hospital Paderborn, in Germania, membro della Commissione affari internazionali con responsabilità per il Giappone dell'European Heart Rhythm Association - Questo studio ci dirà se edoxaban può essere una opzione di trattamento valida per i pazienti che si sottopongono a questo tipo di procedura".

La fibrillazione atriale - ricorda Daiichi Sankyo in una nota - è la più comune anomalia del ritmo cardiaco (colpisce il 2,3-3,4% della popolazione dei Paesi sviluppati) e può causare ictus, seconda causa di morte nel mondo con circa 6,2 milioni di decessi all'anno. Il rischio di ictus è 3-5 volte maggiore nei pazienti con fibrillazione atriale. In caso di ictus da fibrillazione atriale la probabilità di morte aumenta quasi del doppio. E anche quando il paziente sopravvive la prognosi è peggiore rispetto agli ictus non correlati a fibrillazione, con un aumento del 50% del rischio di disabilità a 3 mesi dall'evento.

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