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Anti-epatite comprato in India, sì del Tribunale riesame Roma

21 settembre 2016 | 19.01
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(Xinhua)
(Xinhua)

Un farmaco anti-epatite 'made in India', bloccato a giugno alla dogana di Ciampino, ora tornerà al paziente italiano che l'aveva ordinato. Fa discutere in queste ore il caso di Roberto, dopo che il 2 settembre il Tribunale del Riesame di Roma ha accolto il ricorso presentato dal suo avvocato, Daria Pesce, disponendo il dissequestro del medicinale generico a base di sofosbuvir.

"Il farmaco - spiega il legale di Milano all'AdnKronos Salute - era stato acquistato in India per circa 2.500 dollari, contro i circa 45.000 in Italia", dove viene passato dal Ssn solo a pazienti con determinate caratteristiche, in pratica i più gravi.

"All'arrivo a Ciampino, il 9 giugno, il farmaco è stato sequestrato. Noi abbiamo presupposto però che l'acquisto dall'estero non costituisse un illecito perché la terapia era a scopo personale e non di commercializzazione: il paziente aveva tutta la documentazione medica attestante le sue condizioni e la regolare prescrizione per il medicinale, inoltre le quantità erano minime, pari a circa un mese di terapia", precisa Pesce. Così il 2 settembre il Tribunale del Riesame di Roma ha accolto in un'ordinanza la tesi del legale "disponendo il dissequestro del farmaco", dice Pesce.

Una decisione che non ha lasciato indifferenti i malati italiani. "L'ordinanza del tribunale del Riesame di Roma - evidenzia il presidente di EpaC Onlus (Associazione pazienti con epatite e malattie del fegato) Ivan Gardini - è interessante perché sancisce un concetto importante: il farmaco importato e regolarmente prescritto da un medico italiano per la cura dell'epatite C non può essere considerata una importazione con fini commerciali, ma esclusivamente a uso personale".

"L'ordinanza, tuttavia, non fa alcuna menzione su due altre questioni importanti che talvolta spingono le autorità doganali a bloccare i farmaci generici per l'epatite C" che arrivano dall'estero. Cioè "il divieto di acquisto di farmaci online con obbligo di prescrizione medica (cfr. art. 112 quater, co.1 e 2, d.lgs. 219/2006 cit.) - continua Gardini - e l'importazione tramite prescrizione medica (dm 11.2.1997), che in linea teorica non potrebbe avvenire poiché i farmaci in oggetto sono già registrati in Italia. Registrati, ma indisponibili al 50% dei pazienti con Hcv".

"Quindi si manifesta una mancanza di valida alternativa terapeutica, ovvero una situazione inedita, che la legge non contempla e su questo aspetto - sottolinea Gardini - sarebbe opportuno un chiarimento urgente da parte dell’Agenzia del Farmaco".

In ogni caso, secondo EpaC Onlus la corsa all'acquisto di versioni generiche all'estero dei nuovi super-medicinali 'gioiello', che ormai è una realtà in Italia, "è il frutto delle limitazioni di accesso ai nuovi farmaci per l'epatite C imposte da Aifa. Come abbiamo più volte fatto presente, solo la rimozione delle limitazioni potrà sgonfiare in modo consistente questo genere di importazione per uso personale da parte dei pazienti. Ora - conclude - ci sono le condizioni per garantire un accesso programmato ma senza limitazioni. Serve solo la volontà politica".

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