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Antidolorifici e infarto, studio rilancia possibile legame

10 maggio 2017 | 17.06
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Le persone che assumono comuni farmaci antidolorifici della famiglia degli antinfiammatori non steroidei (Fans) potrebbero avere un maggior rischio di infarto, già nella prima settimana di terapia e soprattutto nel primo mese di trattamento con alte dosi. A rilanciare l'allarme è uno studio canadese pubblicato su 'Bmj', che torna ad accendere i riflettori su medicinali fra i più diffusi. Noti principi attivi come ibuprofene, diclofenac, naprossene, celecoxib, rofecoxib. Complessivamente, fra i pazienti in terapia è emerso un aumento della probabilità di attacco di cuore compreso fra il 20% e il 50%, rispetto a chi non è in trattamento.

Gli autori tengono a evidenziare i limiti della ricerca, una metanalisi che ha analizzato i risultati di più lavori per un totale di quasi 450 mila persone, di cui circa 61.500 hanno avuto un evento cardiaco. In particolare, gli scienziati spiegano che si tratta di uno studio osservazionale e che non sono stati presi in considerazione tutti i fattori potenzialmente in grado di influenzare il rischio cardiaco. Ma pur puntualizzando che non si può parlare di rapporto causa-effetto tra assunzione di antidolorifici e pericoli per il cuore, invitano a futuri approfondimenti ed esortano medici e pazienti a soppesare adeguatamente rischi e benefici dei Fans. La loro conclusione, infatti, è che con una probabilità superiore al 90% tutti i Fans oggetto dell'analisi sono associati a un incremento del pericolo di attacchi cardiaci.

"Poiché l'insorgenza del rischio di infarto miocardico acuto si è verificata nella prima settimana ed è apparsa maggiore nel primo mese di trattamento con alte dosi - raccomandano i ricercatori - i medici dovrebbero valutare rischi e benefici dei Fans prima di prescrivere un trattamento, in particolare per le dosi più elevate".

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