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In Italia nuova arma contro superbug

27 marzo 2018 | 16.51
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Una nuova arma contro la minaccia dei 'super-bug'. Nemici microscopici e resistenti ai farmaci che, secondo l'Oms, se il trend non si invertirà, dal 2050 provocheranno almeno 10 milioni di morti l'anno. Arriva anche in Italia un farmaco definito dall'Agenzia europea dei medicinali (Ema) 'terapia innovativa', perché rappresenta una nuova opportunità di trattamento e un progresso per la salute pubblica. Si tratta di Zavicefta (ceftazidima/avibactam), una terapia antibiotica 'targata' Pfizer, disponibile nel nostro Paese dal 21 febbraio in regime di rimborsabilità.

Solo in Europa ogni anno si verificano 4 milioni di infezioni da germi antibiotico-resistenti che causano 37.000 decessi e una spesa di circa 1,5 miliardi di euro l'anno. Il nuovo medicinale è stato sviluppato per il trattamento di gravi infezioni da batteri Gram-negativi resistenti clinicamente rilevanti, è una combinazione di ceftazidima, una cefalosporina di III generazione con profilo di efficacia e sicurezza consolidato, e avibactam, un nuovo inibitore della beta-lattamasi non beta-lattamico, che protegge la ceftazidima dall'inattivazione da parte della maggior parte delle beta-lattamasi. I due principi lavorano in sinergia: la reale innovazione terapeutica che caratterizza l'antibiotico è proprio avibactam, capace di ripristinare e ampliare l’azione anti-infettiva di ceftazidima contro i patogeni Gram-negativi.

L'arrivo del medicinale "riveste una fondamentale importanza - dichiara Claudio Viscoli, direttore Clinica malattie infettive Università di Genova e Policlinico San Martino e presidente della Società italiana di terapia antinfettiva (Sita) - si tratta di un nuovo antibiotico di cui avevamo estrema necessità, perché attivo sulla famigerata Klebsiella resistente ai carbapenemici. E' una prima soluzione a un grande bisogno insoddisfatto di antibiotici e, insieme ad altri già arrivati o in arrivo, dimostra che la ricerca in questo campo non è morta. Avere disponibile questa nuova opzione terapeutica per le infezioni da batteri Gram-negativi resistenti, tanto attesa dai clinici, può cambiare lo scenario".

Ceftazidima/avibactam rappresenta un'alternativa terapeutica di alcune infezioni da batteri Gram-negativi multiresistenti, compresi quelli resistenti agli antibiotici carbapenemi, rispondendo così a una delle principali esigenze mediche insoddisfatte nella lotta alle infezioni batteriche ospedaliere. Quella di nuovi antibiotici è un'esigenza pressante, come hanno ricordato gli scienziati di tutto il mondo, arrivati più volte a paventare un'apocalisse antibiotica, un'era in cui questi farmaci saranno solo armi 'spuntate'.

Il nuovo medicinale, somministrato per infusione endovenosa, è indicato per il trattamento degli adulti con infezioni intra-addominali complicate, urinarie complicate, polmonite nosocomiale, inclusa polmonite da respirazione assistita. Ceftazidima/avibactam è anche indicato per il trattamento di infezioni da germi Gram-negativi aerobi in pazienti adulti con opzioni di trattamento limitate. Il fenomeno della resistenza agli antimicrobici è diventato un problema drammatico - sottolineano gli esperti - anche perché sono pochissime le nuove molecole scoperte negli ultimi anni, mentre l’utilizzo di antibiotici in tutti i Paesi è in ascesa continua, e spesso se ne fa un uso improprio.

Basti dire che solo negli ospedali dell'Unione europea oltre il 50% degli antibiotici viene usato senza che sia veramente necessario o in modo inappropriato; a ciò si aggiunge che in Europa il consumo di antibiotici specifici per il trattamento delle infezioni multi-resistenti è raddoppiato tra il 2010 e il 2014. In Italia il problema delle resistenze agli antibiotici è particolarmente critico: la percentuale di Klebsielle che non rispondono ai carbapenemi, antibiotici di ultima scelta, è arrivata a superare il 30%. Le sole infezioni ospedaliere causano ogni anno nel nostro Paese tra i 4.000 e i 7.000 decessi. Tutto ciò ha portato a considerare i batteri Gram-negativi come i 'nemici numero uno' della sanità pubblica, in particolare dei pazienti ricoverati in ospedale.

"Al momento i problemi maggiori sono quelli causati da patogeni Gram-negativi multiresistenti, appartenenti alla famiglia degli Enterobacteri e ai generi Acinetobacter e Pseudomonas - spiega Viscoli - le strategie che si possono mettere in atto per controllare la loro diffusione, oltre allo sviluppo di nuovi e più attivi antibiotici, sono fondamentalmente quattro: prima di tutto dobbiamo conoscere l’entità del fenomeno, quanto è diffuso e dove; certamente poi dobbiamo controllare la trasmissione da paziente a paziente di questi patogeni a livello delle strutture sanitarie; terzo punto, il buon uso degli antibiotici, per contrastare le infezioni e ridurre al minimo la pressione selettiva che seleziona i batteri resistenti, strategia nota come antimicrobial stewardship; quarto punto, infine, migliorare e rendere più rapida ed efficiente la diagnostica microbiologica".

Pfizer è impegnata nella ricerca e sviluppo di nuovi farmaci per le malattie infettive da oltre 75 anni, quando iniziò la prima produzione su larga scala della penicillina, nel 1943. "La nostra azienda conferma oggi sempre più il suo ruolo di partner di riferimento della comunità scientifica e degli operatori sanitari nella lotta alle infezioni batteriche e fungine - sostiene Barbara Capaccetti, direttore medico Pfizer - e ciò non solo in termini di nuove soluzioni terapeutiche ma anche di educazione, aggiornamento scientifico e innovazione di processi, strumenti e modelli organizzativi, al fianco di tutti gli attori coinvolti nella prevenzione e nella cura delle infezioni comunitarie e ospedaliere. In una situazione di emergenza per le infezioni multiresistenti, sia a livello globale che in Italia, Pfizer vuole sempre più sostenere un progresso a 360 gradi, affinché - conclude - si possano usare al meglio le risorse esistenti e svilupparne di nuove in modo condiviso e sostenibile".

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