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Farmaci, la 'stamperia' di fustelle false che quasi ingannava la Zecca

24 gennaio 2019 | 16.28
LETTURA: 7 minuti

(Foto AdnKronos Salute) - ADNKRONOS SALUTE
(Foto AdnKronos Salute) - ADNKRONOS SALUTE

In Lombardia due dipendenti 'infedeli' di una casa farmaceutica che sottraevano prodotti e, con la complicità di distributori, li smistavano a farmacie territoriali ignare, guadagnandoci centinaia di migliaia di euro. In Campania un padre e un figlio entrambi farmacisti, ma con doti da 'falsari'. Sono loro i motori delle due organizzazioni - dedite con sistemi diversi a illeciti sui farmaci - smantellate dai carabinieri del Nas di Milano. Ma in particolare, a colpire i militari impegnati nell'operazione Partenope che ha portato agli arresti 11 persone, 5 in carcere e 6 ai domiciliari, è stata la 'stamperia' di fustelle false scoperta nel Napoletano.

Una vera e propria 'fabbrica' illegale di bollini farmaceutici, "talmente simili agli originali da ingannare in prima istanza le stesse case farmaceutiche" interpellate dai militari per accertarne la validità. Una storia che sembra un film di Totò, ma non lo è. Solo a seguito di perizia l'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, a cui è riservata in esclusiva la produzione delle fustelle dei farmaci, ha potuto confermare la tesi investigativa del Nas.

A inventare il meccanismo definito "ingegnoso" dai carabinieri i due farmacisti a cui faceva capo l'organizzazione con base in Campania. Nel corso delle perquisizioni che sono scattate oggi in diverse province italiane, "a Napoli abbiamo trovato anche la stamperia, in cui c'erano le fustelle falsificate e la carta che veniva utilizzata per permettere il riciclaggio dei farmaci", racconta il maggiore Salvatore Pignatelli, comandante del Nas di Milano, illustrando oggi nel capoluogo lombardo i dettagli dell'operazione.

I bollini farmaceutici - le cosiddette fustelle - garantiscono l'autenticità dei medicinali in commercio in Italia, permettono l'identificazione e l'individuazione di ogni singola confezione e vengono stampati su carta adesiva a più strati dall'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Solo attraverso un "attento lavoro di confronto e monitoraggio" i militari sono riusciti poi a rilevare quelle "impercettibili differenze" che effettivamente erano presenti nei falsi rispetto agli originali. Si parla di dettagli come "una lieve differenza nel colore e nella consistenza della carta usata. O ancora - elenca Pignatelli - i numeri leggermente più piccoli, la distanza di pochissimo maggiore fra il numero seriale e il codice a barre".

Le fustelle false, spiegano i militari, servivano ai due farmacisti padre e figlio ("regolarmente iscritti all'Ordine" e proprietari di due negozi nel Napoletano, due a Firenze e di un deposito farmaceutico sempre nel Napoletano), per cambiare sostanzialmente la 'destinazione' di grossi quantitativi di farmaci, da loro acquistati a prezzi ultra convenienti come prodotti per il circuito degli ospedali e poi venduti in realtà al pubblico con i bollini alterati e prezzi più alti, tramite un distributore operante su Milano, che si occupava di smistare i prodotti nei territori di 8 province.

LE INDAGINI - Dal furto alla truffa, al riciclaggio. Le due organizzazioni smantellate dal Nas di Milano sono due 'mondi sommersi paralleli', senza contatti fra loro (se non un imprenditore bresciano che gravitava in entrambi gli ambienti), e con due sistemi diversi pensati per distogliere medicinali dai circuiti legali. Le indagini sono partite a ottobre 2017 approfondendo alcuni contatti intercettati in una precedente inchiesta, quella che aveva portato i militari fino a una rete dedita al traffico illecito di farmaci con al centro la farmacia Caiazzo e il suo titolare calabrese, realtà nota a sua volta per altre indagini della Direzione distrettuale antimafia di Milano. L'operazione di oggi è scattata alle 6 del mattino nelle province di Milano, Brescia, Bologna, Napoli, Piacenza, Reggio Emilia, Roma, Firenze, Taranto e Novara. Oltre all'esecuzione delle misure cautelari, si è proceduto con 30 perquisizioni, e una società è stata sottoposta a sequestro preventivo. La prima organizzazione, spiega il maggiore Salvatore Pignatelli, comandante del Nas di Milano, illustrando i dettagli oggi in conferenza stampa, "operava su Milano e hinterland, e in Emilia Romagna. Si occupava del furto di farmaci da una casa farmaceutica e del successivo riciclaggio". Pedine centrali una dirigente dell'azienda e un magazziniere che "sottraevano colli di farmaci al loro arrivo, semplicemente nascondendoli in una zona diversa, simulando di fatto un furto". Successivamente entrava in gioco un imprenditore del Bresciano con una società che si occupava di distribuzione di farmaci. L'uomo aveva il compito di ritirare materialmente le confezioni trafugate. "I prodotti venivano trasportati con documenti di accompagnamento" ad hoc, per eludere i controlli delle pattuglie sul territorio. "Lo abbiamo verificato fermandoli volutamente una volta - racconta Pignatelli - In quella circostanza sono state esibite le carte che giustificavano il trasporto". L'ultimo passaggio era quello di "creare una falsa documentazione e, tramite distributori del Bresciano, i farmaci venivano smistati nelle farmacie territoriali ignare, destinati ai clienti della Lombardia e dell'Emilia Romagna".

Se questa organizzazione viene definita dai militari del Nas di Milano "meno complessa", l'altra con base in Campania "è risultata invece essere attiva da anni e radicata, nel territorio partenopeo in particolare". Faceva capo a due persone: padre e figlio, titolari di due farmacie nel Napoletano e di altre due a Firenze, con un deposito farmaceutico sempre nel Napoletano. Farmacisti con tutte le carte in regola, entrambi iscritti all'Ordine - 57 anni il padre e 31 il figlio - che avevano messo in piedi "un meccanismo ingegnoso", sottolinea Pignatelli. "Acquistavano, tramite le compiacenze di alcuni dipendenti di case farmaceutiche, tutta una serie di medicinali - da antitumorali a antinfiammatori - per la destinazione ospedaliera. A un prezzo conveniente, perché l'Aifa prevede per i farmaci destinati all'uso ospedaliero una riduzione anche dell'80% sul prezzo d'acquisto al pubblico". I due prendevano grandi quantitativi di farmaci, "toglievano i bolli farmaceutici, le fustelle, che indicavano la destinazione a strutture ospedaliere pubbliche, e ne falsificavano altre del tutto simili alle originali indicanti la destinazione di vendita al pubblico". Applicando le fustelle false sui prodotti, lucravano sulla differenza di prezzo "con guadagni che andavano anche fino al 50% sul prezzo originario d'acquisto - fa notare Pignatelli - Questi farmaci venivano accompagnati da tutta una serie di documenti che comprovavano la bontà del prodotto stesso". L'organizzazione si avvaleva "di un distributore su Milano, che si occupava poi di smistare i farmaci nei territori di 8 province".

Il giro d'affari stimato era "davvero consistente, fino a 5 milioni di euro l'anno". Per l'altra organizzazione si parla invece di centinaia di migliaia di euro. I destinatari dei provvedimenti emessi dal Tribunale di Milano sono ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di: associazione per delinquere finalizzata al furto di farmaci, alla truffa ai danni di privati e enti pubblici, ricettazione, falsificazione, riciclaggio di specialità medicinali e autoriciclaggio.

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