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Coronavirus, anticancro potrebbe aiutare a calmare tempesta infiammatoria

07 giugno 2020 | 07.59
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Studio su farmaco approvato in Usa per diversi tipi linfomi a cellule B

(Afp)
(Afp)

E' un farmaco noto, per il trattamento di diversi tipi di tumori delle cellule B, neoplasie del sangue. E ora torna sotto la lente della ricerca perché potrebbe aiutare a calmare la tempesta di citochine, quell'eccessiva infiammazione che in casi gravi si scatena con Covid-19. E' quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista 'Science' da un team di scienziati del National Cancer Institute (centro dei National Institutes of Health, Nih).

Secondo il lavoro condotto dagli autori Mark Roschewski e colleghi, acalabrutinib ha migliorato i livelli di ossigenazione e ridotto i marcatori molecolari di infiammazione nella maggior parte dei 19 pazienti ricoverati per una forma severa di Covid-19. Il farmaco è stato somministrato a 11 malati con ossigeno supplementare e 8 pazienti in ventilazione meccanica, nel corso di un trattamento di 10-14 giorni. Alla fine del ciclo, 8 pazienti trattati degli 11 con ossigeno supplementare respiravano senza supporto e 4 su 8 di quelli sottoposti a ventilazione sono stati estubati, 2 dei quali respiravano liberamente.

Le misurazioni di due proteine ​​correlate all'infiammazione sono diminuite nella maggior parte dei pazienti, senza segni di tossicità dal farmaco. Lo studio non è un trial clinico, precisano gli autori, ma uno studio osservazionale off-label per vedere se acalabrutinib può aiutare a smorzare la massiccia risposta immunitaria - chiamata anche 'tempesta di citochine' - che è associata ai casi più gravi di Covid.

Acalabrutinib inibisce la proteina Btk (tirosin-chinasi di Bruton), che aiuta le cellule immunitarie chiamate macrofagi ad attivare una varietà di altre proteine ​​nella risposta immunitaria innata dell'organismo. I pazienti con Covid-19 in forma grave hanno una risposta immunitaria 'iperinfiammatoria', evidenziano gli esperti, che sembra essere guidata dall'attivazione dei macrofagi, portando a sindrome da distress respiratorio acuto (Ards) e spesso a morte.

Roschewski e colleghi hanno studiato anche l'attivazione di Btk e di marcatori immunitari nel sangue di 4 pazienti Covid e 5 persone sane. Risultato: i livelli di attivazione di Btk e la presenza della proteina infiammatoria Il-6 erano più alti nei pazienti colpiti da Covid-19. E questo, spiegano gli autori, suggerisce che Btk potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella progressione della malattia. Al momento, informano gli esperti, è in corso a livello internazionale uno studio clinico prospettico randomizzato controllato per confermare la sicurezza e l'efficacia dell'inibitore di Btk come strategia terapeutica contro Covid-19.

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