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Staminali: neurologo, da terapie della speranza piu' danni che benefici

11 marzo 2014 | 15.12
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Milano, 11 mar. (Adnkronos Salute) - Terapie della speranza: più danni che benefici soprattutto quando 'nella siringa' ci sono le cellule staminali. "In questo momento certi viaggi" in cerca di presunte cure, "oltre a essere un assurdo perché il malato paga per fare da cavia, dal punto di vista clinico sono molto pericolosi. Se il materiale iniettato non segue tutto il percorso di produzione e controllo previsto dalle linee guida, è molto più probabile correre rischi che ottenere vantaggi". Gianvito Martino, direttore del Dipartimento di neuroscienze dell'Irccs ospedale San Raffaele di Milano, parlando di staminali preferisce essere "più cauto che trionfalista". Non vuole entrare nel merito della vicenda Stamina, ma lancia un monito generale: "Oggi stiamo scoprendo che qualunque staminale funziona non a prescindere, ma in base a dove, come e quando viene usata. E se questo dove, come e quando non è compatibile con il trapianto, le staminali possono fare peggio". Con rischi come "infezioni, o tumori".

L'esperto fa il punto sul "dove siamo e dove andiamo" con la ricerca sulle staminali, oggi a Milano in occasione di un convegno pubblico organizzato da Sia, azienda attiva nel settore delle infrastrutture e dei servizi tecnologici, che sostiene alcuni studi di Martino al San Raffaele.

"Il messaggio - spiega lo scienziato sentito dall'Adnkronos Salute - è che in medicina le cellule staminali rappresentano oggi una straordinaria opportunità, ma non una realtà fattuale, specie nelle malattie neurologiche". Sono queste le protagoniste dell'incontro dedicato alle cellule staminali del cervello e al loro possibile, futuro impiego contro ictus (terza causa di morte dopo malattie di cuore e tumori), Alzheimer (600 mila italiani colpiti), Parkinson (oltre 230 mila), sclerosi multipla (68 mila). (segue)

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