Milano, 11 feb. (Adnkronos Salute) - Ricercatori dell'azienda ospedaliera/università di Padova hanno dimostrato per la prima volta il ruolo di una proteina chiamata p63RhoGE nell'ipertensione arteriosa. Un 'killer silenzioso' che colpisce secondo le stime oltre 20 milioni di italiani, causando ogni anno circa 200 mila ictus, 100 mila infarti, 200 mila casi di scompenso cardiaco e 2 mila di insufficienza renale terminale che obbliga alla dialisi. Lo studio, firmato da Lorenzo Calò e dal suo team (Clinica Medica 4 dell'Aou di Padova), e pubblicato sul 'Journal of Hypertension', apre nuovi orizzonti per la ricerca farmacologica contro l'ipertensione e le sue complicanze.
La fisiopatologia e i meccanismi biochimici e molecolari all'origine dell'ipertensione sono noti solo in parte, ricorda una nota dall'azienda padovana. Recenti studi hanno identificato la proteina p63RhoGEF come uno specifico mediatore per l'attivazione, indotta dall'angiotensina II, dell'enzima RhoA/Rho chinasi che scatena direttamente l'ipertensione e le sue sequele. Mancavano però conferme di questo meccanismo nell'uomo. Ora Calò e colleghi hanno dimostrato per la prima volta un aumento dell'espressione genica di p63RhoGEF, e dei livelli della proteina stessa, in pazienti ipertesi.
Nello studio viene anche dimostrato in questi pazienti l'inibizione di un altro enzima (fosfatasi MYPT-1), indotta da Rho chinasi. Una cascata di eventi che porta all'attivazione della proteina miosina responsabile della contrazione della muscolatura liscia vascolare, provocando ipertensione arteriosa e danno renale. "L'importanza di questi risultati - spiegano gli esperti padovani - sta nell'identificazione di un nuovo potenziale target per la terapia non solo dell'ipertensione arteriosa e delle sue complicanze cardiovascolari e renali, ma anche per malattie come il diabete, in cui l'angiotensina II svolge un ruolo di primo piano".