(Adnkronos Salute) - Gli scienziati del Besta hanno osservato che la vitamina B3 agisce sull'organismo malato scatenando un vero e proprio effetto domino: partendo dall'aumento nell'organismo di un componente della vitamina stessa, il nicotinammide riboside (NR), si innesca una reazione a catena che, attraverso vari step intermedi, alza i livelli di una proteina (PGC1alpha), uno dei principali regolatori della funzionalità dei mitocondri.
La scoperta nasce da una ricerca condotta sempre dall'Irccs di via Celoria alcuni anni fa, che dimostrava come l'attività dei mitocondri può essere migliorata stimolando la proteina PGC1alpha, agendo su uno dei suoi regolatori chiamato AMPK. Una conclusione che però non poteva essere trasferita all'uomo, poiché la sostanza utilizzata per 'accendere' PGC1alpha non era approvata per uso clinico e presentava alcune controindicazioni.
Nel nuovo studio i ricercatori hanno quindi provato a stimolare PGC1alpha agendo su un'altra proteina, la Sirtuina 1, regolata a sua volta dai livelli intracellulari di nicotinammide adenina di nucleotide (NAD+). Per aumentare questi ultimi, gli scienziati hanno seguito due approcci: il primo è stato la somministrazione di un precursore naturale del NAD+, il NR, componente della vitamina B3; il secondo è stato l'uso di un farmaco in grado di bloccare l'enzima PARP1, fra i maggiori consumatori di NAD+ nelle cellule. "Entrambe le strade si sono rivelate adeguate - riassumono gli studiosi - poiché dopo il trattamento per 4 settimane i topi malati miglioravano la loro performance motoria e i paramentri biochimici associati alla funzione dei mitocondri".