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Ricerca: Dna scheletro svela causa epidemia in villaggio medievale sardo

15 luglio 2014 | 18.13
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Ricerca: Dna scheletro svela causa epidemia in villaggio medievale sardo

(Adnkronos Salute) - Altro che 'cold case'. Grazie alle moderne tecniche di indagine e ai test del Dna, un team di ricercatori europei è riuscito a individuare la causa di una probabile epidemia che colpì 700 anni fa gli abitanti un villaggio medievale in Sardegna. Le ricerche, condotte sui resti di uno scheletro, hanno consentito di riconoscere il genoma del batterio Brucella melitensis e di far luce sulle possibili cause che portarono la popolazione ad abbandonare il villaggio di Geridu nel tardo XIV secolo. Nello studio, pubblicato su 'mBio', il team ha usato una tecnica chiamata shotgun metagenomico per mappare il Dna prelevato da un nodulo calcificato nella regione pelvica di un uomo di mezza età sepolto a Geridu.

Il campione si è rivelato appartenere al microrganismo che causa la brucellosi, un'infezione che colpisce animali ed esseri umani, e che nell'uomo si manifesta con febbre, sudorazione, malessere, anoressia, cefalea, artro-mialgie. "Normalmente quando trovi materiale calcificato in resti umani o animali si pensa alla tubercolosi - spiega Marck Pallen, microbiologo della Warwick Medical School di Coventry, primo autore dello studio - in effetti siamo rimasti un po' perplessi nello scoprire la Brucella". In genere la malattia colpisce l'uomo attraverso il consumo di latticini infetti. Lo scheletro presentava 32 noduli calcificati della dimensione di un centesimo nell'area pelvica. L'idea è che l'infezione si sia diffusa nella popolazione, ma il microrganismo messo in luce dagli scienziati ha svelato altri aspetti sorprendenti.

In successive analisi, infatti, il team ha scoperto che il ceppo di Brucella medievale, battezzato 'Geridu1', è strettamente imparentato con un ceppo decisamente più moderno, chiamato 'Ether', e identificato in Italia nel 1961, oltre che con altri ceppi italiani identificati nel 2006 e nel 2007. Il team di ricerca ora sta usando le stesse tecniche impiegate a Geridu su resti di mummie egizie, coreane e ungheresi, ma anche sul tessuto polmonare di una regina francese della dinastia dei Merovingi. "La metagenomica ci permette di documentare infezioni presente e passate, gettando luce sull'evoluzione e la diffusione dei patogeni", conclude Pallen.

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