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Salute: occhio a gene anti-caffè, in ipertesi rischio doppio pre-diabete

02 settembre 2014 | 12.07
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Salute: occhio a gene anti-caffè, in ipertesi rischio doppio pre-diabete

(Adnkronos Salute) - Anche l'amore per il caffè può avvelenare il cuore. Berne più di 3 tazze quando si ha la pressione alta può raddoppiare nei giovani il rischio di scivolare nell'anticamera del diabete. Un pericolo che però non riguarda tutti, ma solo chi è 'geneticamente programmato' per reggere poco il caffè. Secondo alcune stime epidemiologiche, più o meno la metà delle persone.

Tecnicamente si chiamano metabolizzatori lenti di caffeina, perché portano nel Dna una particolare versione del gene CYP1A2 che li rende 'ipersensibili' alla sostanza eccitante. Tanto che, se la salute non è ottimale, la cosa migliore sarebbe astenersi e scegliere il decaffeinato. E il consiglio arriva da chi se ne intende, considerando che è targato Italia, patria della tazzina, lo studio che ha affrontato questo problema al congresso della Società europea di cardiologia (Esc) in corso fino a domani a Barcellona.

La ricerca è stata presentata da Lucio Mos, direttore di Cardiologia all'ospedale di San Daniele del Friuli di Udine, e fa parte dello studio 'Harvest' che ha coinvolto quasi 1.200 persone dai 18 ai 45 anni al primo stadio di ipertensione, ma senza diabete. Il 74% beveva caffè e tra questi l'87% dichiarava 1-3 tazze al giorno, mentre il 13% più di 3 tazze. "In un'analisi precedente - ricorda l'esperto - abbiamo scoperto che il caffè è un fattore di rischio per un'ipertensione sostenuta e che il livello di rischio dipende dal corredo genetico individuale. I lenti metabolizzatori di caffeina sono più esposti" agli effetti collaterali della tazza. (segue)

Proseguendo nello studio, Mos e colleghi hanno voluto valutare l'effetto a lungo termine del caffè sull'eventuale sviluppo di pre-diabete. Hanno sottoposto ad analisi genetica circa 640 dei pazienti reclutati, per capire se l'enzima CYP1A2 - 'smaltitore' di caffeina, ma più in generale del 5-10% delle sostanze farmacologiche - presentasse particolari forme: il 42% dei partecipanti era metabolizzatore veloce, il 58% lento.

Dopo circa 6 anni il pre-diabete è stato diagnosticato in un paziente su 4 (24%) e si è visto che il rischio di svilupparlo aumentava di un terzo (+34%) nei bevitori moderati di caffé, arrivando a raddoppiare in chi superava la dose quotidiana di 3 tazze, purché lento metabolizzatore di caffeina. La correlazione tra dose di caffè e 'sangue dolce' era più forte se si associavano anche obesità o sovrappeso.

"I nostri risultati - commenta Mos - contraddicono studi precedenti secondo cui il consumo di caffè può ridurre il rischio di diabete di tipo 2. I dati di Harvest suggeriscono invece che nei pazienti ipertesi il consumo di caffè non decaffeinato dovrebbe essere considerato un fattore di rischio per il pre-diabete". Per capire come comportarsi, dunque, meglio indagare sulla variante di CYP1A2 che è toccata in eredità: "I portatori dell'allele lento *1F dovrebbero astenersi" e preferire il 'deca'.

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