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Psicologi: contro il 'panico collettivo' da Ebola occorre un intervento, troppi episodi di psicosi

24 ottobre 2014 | 13.43
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Psicologi: contro il 'panico collettivo' da Ebola occorre un intervento, troppi episodi di psicosi

(Adnkronos Salute) - "Come Ordine degli Psicologi del Lazio, siamo pronti a fornire a Governo, Regione Lazio e Comune di Roma le professionalità e le competenze necessarie a gestire gli aspetti di 'panico collettivo' che questa emergenza sta facendo registrare". Lo dichiara, in una nota, Nicola Piccinini, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio. "Gli episodi sempre più frequenti di psicosi e fobia sulla trasmissione del virus Ebola - aggiunge - richiedono alle istituzioni e agli ordini professionali coinvolti una risposta operativa immediata e competente, che parta da un solido piano di comunicazione verso la popolazione".

"Il caso della bimba italo-africana alla quale, in una scuola di Fiumicino, è stato negato l'ingresso all'asilo perché proveniente da un viaggio in Africa, denuncia in modo plateale il ritardo nel nostro Paese nella formazione della popolazione nella gestione delle emergenze - continua Rita Di Iorio, psicologa e coordinatrice del gruppo di lavoro 'Psicologia delle emergenze' dell’Ordine del Lazio - In questo caso, infatti, la vera emergenza non proviene dal contagio da Ebola, ma dalla paura del contagio. Quello che serve è dunque un piano di comunicazione che informi sul reale rischio di contagio e che aiuti ad elaborare le notizie e gli allarmi che arrivano anche da alcuni organi d’informazione".

In alcuni soggetti più fragili o poco informati, infatti, immagini e informazioni troppo angoscianti "possono scatenare paure ancestrali, che attivano un sentimento di minaccia per la propria vita o una percezione minacciosa dell'estraneo - sottolinea Di Iorio - un senso di minaccia, tutta poi da dimostrare, che porta a prediligere l'attacco al ‘nemico’ come mezzo di difesa e che scatena negli spettatori reazioni automatiche orientate dalla lotta alla sopravvivenza, non commisurate al reale pericolo presente in campo".

"I cittadini hanno diritto ad essere informati sui rischi per migliorarne la conoscenza e imparare a gestirli, senza però essere né ossessivamente allarmati né tenuti all’oscuro di quanto accade nei Paesi già coinvolti - conclude Di Iorio - In questi casi è importante fornire un'informazione chiara che orienti i cittadini a sviluppare relazioni di solidarietà e di comprensione all'interno della comunità. E la componente psicologica nella gestione delle emergenze è fondamentale alla protezione ed alla sopravvivenza in tutte le sue fasi: prevenzione, intervento in emergenza, post emergenza”.

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