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Chirurgia express per far ricrescere i capelli, efficace la sperimentazione 'made in Italy'

24 novembre 2014 | 14.48
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Nella foto, un confronto fotografico (prima e dopo) sull'efficacia del trapianto effettuato dall'équipe del chirurgo Gianfranco Schiavone
Nella foto, un confronto fotografico (prima e dopo) sull'efficacia del trapianto effettuato dall'équipe del chirurgo Gianfranco Schiavone

(Adnkronos Salute) - Un trapianto 'express' per vedere la testa ripopolarsi in poco tempo di capelli. Un sogno per i 10 milioni di italiani colpiti da alopecia androgenetica o calvizie comune. Una possibilità concreta secondo quanto dimostra lo studio dell'Idi, l'Istituto dermopatico dell'Immacolata di Roma, pubblicato su 'Dermatologic Surgery'. L'équipe guidata dal chirurgo Gianfranco Schiavone ha impiegato fattori di crescita piastrinici evoluti su 64 pazienti (uomini e donne) tra i 18 e i 64 anni, affetti da alopecia androgenetica in cui andamento è stato controllato per 12 mesi.

"La terapia si è dimostrata efficace mostrando un miglioramento clinico, dopo un confronto fotografico, in circa l'80% dei pazienti", afferma Schiavone all'Adnkronos Salute. Sono già 600 le persone (55% uomini) che si sono sottoposti al trattamento all'Idi. Il trapianto è autologo, il plasma ricco di piastrine (Prp) con i fattori piastrinici che viene iniettato nel cuoio capelluto è prelevato dal paziente stesso, abbattendo così i rischi. "E' una semplice proceduta ambulatoriale, più 'dolce' e non invasiva, della durata di circa 30 minuti (senza anestesia) che può essere ripetuta ogni 8-10 mesi". Allo studio ha partecipato anche l'équipe americana guidata da Joe Greco in Florida.

"Il Prp è un derivato del sangue autologo, un emocomponente il cui uso si sta diffondendo in medicina - sottolinea il chirurgo - che rappresenta per l'Idi un ulteriore passo avanti. Sono circa 5 mila i pazienti affetti da patologie del cuoio capelluto che ogni anno vengono trattati nella nostra struttura". Una volta attivate, le piastrine contenute in alte concentrazioni dal nostro stesso sangue liberano una serie di piccole proteine, definite 'fattori di crescita'. Lo studio dell'Idi ipotizza che molecole e cellule biologicamente attive presenti nel sangue, possono giocare un ruolo decisivo nello stimolare le cellule staminali del bulbo capillifero, da cui originano i capelli, anche se quest'ultimo è malato o semplicemente 'dormiente'.

Secondo Schiavone siamo di fronte ad una nuova frontiera per i calvi, soprattutto per chi lo sta diventando e per le donne. "Sarà quindi verosimilmente rappresentata - osserva il medico - non da un nuovo farmaco e neppure da nuovi interventi chirurgici, ma da quella nuova scienza che viene chiamata medicina rigenerativa. Siamo alle soglie di una nuova frontiera in questo campo, con ampie possibilità di poter migliorare l'aspetto estetico delle persone colpite da alopecia. Le donne sono la metà dei nostri pazienti - ricorda Schiavone - e per queste è molto più difficile affrontare una chioma che si dirada". L'infiltrazione di emocomponenti in pazienti, di ambo i sessi, affetti da alopecia androgenetica o aerata "non ha alcuna controindicazione, può essere associato ad ogni altra terapia ed è una semplice procedura ambulatoriale - conclude l'esperto - quello che non va mai fatto è affidarci a fantomatici stregoni del web, che promettono cure miracolose con sostanze assolutamente poco sicure. Ogni procedura va eseguita da mani esperti e in presidi ospedalieri".

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