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Ricerca: scheletro Leicester è di Riccardo III, caso chiuso dopo 5 secoli

02 dicembre 2014 | 17.04
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Risolto definitivamente il rebus dei resti trovati sotto un parcheggio di Leicester, nel Regno Unito: sono di re Riccardo III d'Inghilterra, l'ultimo dei Plantageneti. Grazie al Dna e a un accurato studio genealogico lo scheletro ha cominciato a 'raccontare' e un team internazionale di scienziati guidati dall'University of Leicester ha raccolto in uno studio pubblicato su 'Nature Communications' le prove "schiaccianti" sulla sua identità. Caso chiuso dopo 529 anni. Ricostruite anche nuove verità sull'aspetto fisico - il reale aveva quasi certamente occhi azzurri e capelli chiari - e sulla stirpe plantageneta. Compreso un piccolo 'giallo' sulla successione: la linea di discendenza paterna è spezzata in uno o più punti tra il reale e i 'pronipoti' viventi. Tracce genetiche di qualche episodio di falsa paternità.

Skeleton 1 ha un nome: ecco i resti di re Riccardo III nel sito di Greyfriars
Skeleton 1 ha un nome: ecco i resti di re Riccardo III nel sito di Greyfriars

Occhi quasi certamente azzurri, riccioli d'oro almeno da bambino. Ora re Riccardo III d'Inghilterra, l'ultimo dei Plantageneti, non ha più segreti. Il suo è un 'cold case' archiviato dopo più di 5 secoli. Grazie al Dna. Il suo scheletro, scoperto sotto un parcheggio di Leicester, ha parlato. Ma è servito un maxi spiegamento internazionale di scienziati, guidati dall'University of Leicester, e uno studio non solo genetico ma anche genealogico per confermare prima di tutto l'identità dei resti, e poi per ricostruire nuove verità e informazioni sul suo aspetto fisico e sulla stirpe plantageneta. Lo studio, pubblicato online su 'Nature Communications', rivela: tutti gli elementi disponibili confermano che è lui al 99,9%, il re perso e ora ritrovato.

In particolare l'analisi del Dna mitocondriale mostra una corrispondenza tra Riccardo III e i discendenti in linea femminile Michael Ibsen e Wendy Duldig. La linea maschile invece è spezzata in uno o più punti tra il reale e i 'pronipoti' viventi, discendenti da Henry Somerset, V Duca di Beaufort. Quanto all'aspetto fisico, il ritratto che si avvicina di più al colore dei capelli e degli occhi geneticamente determinati è l'Arched-Frame Portrait, nella Società degli Antiquari di Londra. Il team internazionale guidato da Turi King del Dipartimento di genetica dell'ateneo britannico ha fornito le prove che lo scheletro è davvero quel che resta di Riccardo III. Forse il più antico caso forense - il caso di Skeleton 1 del sito di Greyfriars - su una persona 'scomparsa' 529 anni fa, è risolto.

Analizzato anche genoma pronipoti in vita, linea paterna spezzata pone 'giallo' successione

I ricercatori hanno reso noti i risultati completi ottenuti raccogliendo il Dna dai 'pronipoti' in vita di Riccardo III e analizzando, sia sullo scheletro che sui parenti, alcuni marcatori genetici (incluso genoma mitocondriale completo) ereditati attraverso la linea materna e i marcatori del cromosoma Y ereditati attraverso la linea paterna. E mentre i marcatori Y-cromosomici differiscono, il genoma mitocondriale mostra una corrispondenza genetica tra i resti e i parenti in linea materna del re. Il primo risultato non sorprende, spiegano gli esperti, perché le probabilità di un episodio di falsa paternità sono piuttosto alte dopo tante generazioni. Ma il dato, aggiungono, pone interessanti questioni speculative sulla successione.

Il team ora punta a sequenziare il genoma completo di Riccardo III per saperne di più sulla morte in battaglia dell'ultimo re inglese. "Lo studio è il primo a mettere insieme tutte le prove sull'identità dei suoi resti. Prove schiaccianti", conclude King. Presto lo scheletro parlerà ancora.

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