cerca CERCA
Giovedì 25 Aprile 2024
Aggiornato: 22:14
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Medicina

Dolore al petto? Un test del sangue prevede il rischio di infarto

08 ottobre 2015 | 12.43
LETTURA: 4 minuti

(foto: fotolia)
(foto: fotolia)

Un semplice esame del sangue potrà escludere un infarto in chi lamenta dolori al petto, risparmiando denaro ed evitando che centinaia di migliaia di persone intasino gli ospedali. E' la promessa di uno studio dell'università scozzese di Edimburgo, secondo cui il livello di una proteina, la troponina, può indicare chi dovrà gestire un attacco di cuore nell'immediato futuro. In Gb ogni anno circa 1 milione di persone si recano in pronto soccorso per il mal di petto, ma la maggior parte non è grave. Secondo gli scienziati, almeno 400 mila potrebbero essere mandate a casa immediatamente dopo l'esame del sangue, risparmiando 1 mln di sterline. Livelli bassi di troponina indicano infatti che è molto improbabile essere colpiti da un attacco di cuore.

"Negli ultimi due decenni il numero di ricoverati in ospedale per dolore al petto è triplicato , ma la stragrande maggioranza di queste persone non avranno conseguenze - sostiene Anoop Shah dell'università di Edimburgo - Oggi non esiste un metodo rapido per escludere la possibilità di infarto direttamente in pronto soccorso. Questi risultati potrebbero ridurre i ricoveri non necessari e fornire un risparmio rilevante della spesa sanitaria". In questo momento, infatti, chi si reca in ospedale con sintomi sospetti viene trattenuto per accertamenti che possono superare anche le 24 ore. Questi esami possono solo dimostrare che il paziente non ha avuto un attacco di cuore, ma non escludere che sia imminente.

I ricercatori, che hanno pubblicato il loro studio su 'Lancet', hanno analizzato i campioni di sangue di 6 mila pazienti ricoverati in 4 ospedali in Scozia e negli Stati Uniti e hanno seguito i loro progressi per i successivi 30 giorni, riportano i media britannici. Hanno osservato che i livelli di troponina erano legati direttamente agli attacchi cardiaci. Una persona con una concentrazione della proteina inferiore ai 5 nanogrammi per litro ha, per esempio, un rischio molto basso di avere un infarto.

"Potremo essere in grado di effettuare diagnosi in meno tempo, prevenendo lo stress di passare una notte in ospedale", evidenzia Atul Anand, ricercatore della British Heart Foundation (Bhf) e coautore dello studio. "Con più risultati dai trial clinici speriamo di avere prove sufficienti per cambiare le linee guida cliniche assicurando una diagnosi più accurata degli attacchi cardiaci", auspica il medico.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza