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Sanità: la cura del diabete 1 viaggia su Skype, progetto a Milano

15 ottobre 2015 | 13.31
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Sanità: la cura del diabete 1 viaggia su Skype, progetto a Milano

La ricerca traslazionale non viaggia solo dal banco di laboratorio al letto del malato. A volte cammina 'al contrario', trasformando in studio clinico un'esperienza di successo sperimentata sul campo, nella vita reale. Accade nel Milanese, dove un progetto di telemedicina guidato dall'ospedale Civile di Legnano per l'assistenza alle persone con diabete di tipo 1 - giovani, molto spesso bambini - riparte come trial scientifico controllato per confrontare il vecchio e il nuovo: da un lato i pazienti seguiti in ambulatorio, dall'altro i diabetici '2.0'. Telemonitorati a distanza da casa, ma anche televisitati e telegestiti a domicilio via Skype.

Tutto nasce un anno fa da un'iniziativa promossa dalla Fondazione italiana diabete, che grazie a un finanziamento di Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus ha creato un servizio di teleconsulenza e tele-educazione per bimbi e ragazzi colpiti dalla malattia del sangue dolce. "Il progetto ha coinvolto ad oggi quasi 60 pazienti dai 6 ai 45 anni tra l'ospedale di Legnano, struttura capofila, e il Niguarda di Milano", spiega all'AdnKronos Salute Antonino Mazzone, capodipartimento di Area medica dell'azienda ospedaliera alle porte del capoluogo lombardo. Responsabile per Legnano Ilario Stefani, internista e diabetologo in forze nell'Ao, per Niguarda Federico Bertuzzi della Struttura semplice di Diabetologia del nosocomio meneghino.

Il 70% dei diabetici teleassistiti abita nell'area Nord di Milano, il 30% in altre regioni o fuori Italia per motivi di lavoro (2 in Inghilterra e uno negli Usa). Dai primi dati raccolti nei pazienti seguiti da più tempo - diffusi durante un incontro organizzato in ospedale a Legnano - emerge "un elevato grado di soddisfazione con un notevole risparmio di tempo (tra prenotazione della visita, spostamenti e attesa in ambulatorio) e di costi (permessi al lavoro, spostamenti), con un miglioramento della qualità della vita e anche del controllo glicemico". Da qui l 'idea di avviare uno studio clinico di confronto, per capire se la telemedicina funziona meglio della classica assistenza ambulatoriale per tenere a bada i livelli ematici di zuccheri in questi pazienti costretti a iniezioni quotidiane di insulina.

L'ipotesi del trial, teleassistenza può migliorare controllo glicemia

Il trial, approvato dal comitato etico di Niguarda al quale fa capo anche Legnano, "coinvolge 2 gruppi di pazienti con diabete 1: 75 nel braccio di controllo, assistito tradizionalmente - continua Mazzone - e altrettanti nel braccio innovativo seguito grazie alla telemedicina. Il primo report per fare il punto è previsto per il 30 novembre". E solo al termine dello studio si potrà eventualmente concludere, lavoro scientifico alla mano, che con la teleassistenza la glicemia ne guadagna.

Ma come funziona la 'telecura' del diabete? Dopo una prima visita ambulatoriale, ai pazienti viene data la possibilità di accedere a un sito web dove possono scaricare documenti sull'alimentazione, l'autogestione della terapia insulinica, l'attività sportiva e altre informazioni utili. Possono inoltre prenotare teleconsulenze diabetologiche, dietologiche o psicologiche via Skype: inviano allo specialista una copia degli esami eseguiti o dei valori della glicemia, che vengono quindi discussi a distanza. Al termine ricevono per e-mail una lettera del medico con le indicazioni cliniche. Nel caso in cui appaia necessaria una valutazione clinica diretta il paziente viene subito valutato 'di persona', e in ogni caso è prevista per tutti una visita all'anno in ambulatorio.

"Questo progetto - sottolinea Mazzone - si inquadra nelle esperienze di integrazione ospedale-territorio che a Legnano abbiamo già sviluppato con i malati complessi, sempre nel settore della telemedicina e con gli ambulatori di continuità assistenziale".

Nuove tecnologie al servizio del malato, Legnano 'ospedale-laboratorio'

Non è la prima volta, infatti, che l'ospedale di Legnano diventa 'laboratorio' per testare le promesse del digitale in medicina. Nel 2009, sotto l'egida della Fadoi (Società scientifica di medicina interna) per cui Mazzone è responsabile dei rapporti società scientifiche-Istituzioni, l'Ao ha avviato un progetto di 'ricovero a domicilio' perfezionato nel tempo anche in collaborazione con il Campus BioMedico di Roma.

Quando il paziente viene dimesso gli vengono date le apparecchiature necessarie a rilevare i parametri vitali, insieme a un telefono bluetooth collegato all'ambulatorio, attraverso il quale ogni mattina il personale sanitario riceve gli alert che permettono di stabilire se il malato sta bene e risponde alle terapie. Risultato: nuovi ingressi in ospedale ridotti di un terzo nel mese successivo, e 260 mila euro risparmiati in un anno dall'unità operativa di riferimento.

E ancora. In un editoriale pubblicato nel maggio scorso sull''Italian Journal of Medicine', rivista ufficiale della Fadoi, Mazzone ha descritto le potenzialità di telefonini intelligenti e tablet come strumento diagnostico prezioso per chi soffre di malattie rare caratterizzate da sintomi 'ballerini'. Manifestazioni transitorie come eruzioni cutanee che appaiono all'improvviso e altrettanto rapidamente scompaiono, magari subito dopo l'ingresso in pronto soccorso o il ricovero in ospedale, complicando il riconoscimento della patologia da parte dei camici bianchi. Grazie a 'dottor smartphone', il paziente può immortalare la parte colpita e inviare una foto che risulta fondamentale per una diagnosi precoce e un trattamento mirato.

In futuro microinfusori di insulina intelligenti controllabili da remoto

Adesso è la volta della telemedicina per il diabete, "una patologia cronica ideale da gestire a domicilio - puntualizza Mazzone - studiando modelli di assistenza innovativi applicabili anche ad altre malattie con cui il paziente deve convivere a vita. Nel caso del diabete di tipo 1 le potenzialità sono particolarmente interessanti - conclude l'internista - anche perché in futuro avremo microinfusori intelligenti controllabili da remoto, che in tempo reale permetteranno di erogare insulina nelle dosi giuste al momento giusto in base alle variazioni dei livelli glicemici".

Fra i possibili sviluppi del nuovo progetto c'è infine la possibilità di pensare a un servizio di telemonitoraggio specifico per le persone con diabete di tipo 2: la forma più diffusa della malattia metabolica, che moltiplica di 2-4 volte il rischio di ammalarsi di cure e morirne, e triplica le probabilità di entrare nel tunnel dello scompenso cardiaco.

Secondo dati emersi a Stoccolma dall'ultimo Congresso Easd (Società europea per lo studio del diabete), il diabete alimenta una pandemia con 387 milioni di malati stimati nel 2014 (almeno 3,5 mln solo in Italia), destinati a crescere a 592 milioni entro il 2035. L'anno scorso nel mondo i morti per cause legate alla patologia sono stati 4,9 mln, uno ogni 7 secondi. La spesa globale ammonta a 612 miliardi di dollari, che fra 20 anni diventeranno 627 mld.

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