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Farmaco contro l'asma 'ringiovanisce' cervello, la scoperta di uno studio italiano

27 ottobre 2015 | 17.12
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Infophoto
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Ringiovanire il cervello grazie a un farmaco che cura una malattia respiratoria: esce oggi su 'Nature Communications' uno studio dove si dimostra che montelukast, un medicinale già in commercio da anni per trattare l'asma, è in grado di invertire l'invecchiamento cerebrale e la perdita delle funzioni cognitive in animali anziani ai quali è stato somministrato per 6 settimane a dosaggi compatibili con quelli già in uso nell'uomo. Lo studio, che ha visto protagonista il team di Maria Pia Abbracchio dell'Università Statale di Milano e che è stato coordinato da Ludwig Aigner dell'Università Medica Paracelsus di Salisburgo, apre prospettive concrete per la cura delle malattie neurodegenerative.

A causa dell'aumento della durata della vita media, che ora in Italia sfiora gli 83 anni, i problemi legati al declino cognitivo e all'aumentata incidenza di demenza rappresentano un'emergenza di enorme portata. Alla perdita cognitiva contribuiscono vari fattori: la presenza di infiammazione cerebrale, il deterioramento delle cellule nervose e, nell'ippocampo (l'area del cervello deputata ad apprendimento e memorizzazione), la riduzione della neurogenesi, vale a dire la formazione di nuovi neuroni dove vengono immagazzinate le nuove informazioni. Da sempre, correggere queste disfunzioni rappresenta l'ambizioso obiettivo di nuove terapie rigenerative in grado di ringiovanire il cervello e ripristinarne le funzioni.

Nello studio si dimostra che la somministrazione a roditori anziani di montelukast, il cui uso nell'uomo è caratterizzato da un alto profilo di sicurezza e dalla bassa incidenza di effetti collaterali, riduce marcatamente i livelli di infiammazione cerebrale, ripristina la neurogenesi ippocampale e migliora significativamente le capacità di apprendimento e memorizzazione, riportandole quasi al livello degli animali giovani.

Grazie all'impiego di biotecnologie di avanguardia, lo studio dimostra anche che, almeno in parte, gli effetti positivi di montelukast sono dovuti alla sua interazione con Gpr17, un recettore identificato anni fa proprio dal gruppo di Abbracchio, e alla modulazione della sua influenza sulla neurogenesi ippocampale.

"Il concetto secondo cui il cervello non è separato dal resto del corpo e le sue funzioni possono risentire dei fenomeni infiammatori presenti in altri organi non è nuovo - spiega all'AdnKronos Salute Abbracchio, ordinario di Farmacologia alla Statale di Milano - già 10 anni fa avevamo dimostrato come l'infiammazione sistemica cronica, che è a sua volta influenzata dall'ambiente e dall'alimentazione, può accelerare l'invecchiamento del cervello e aumentare l'incidenza di malattie neurodegenerative quali Alzheimer e Parkinson".

Nel nuovo studio, è stato dimostrato che "topi anziani (24-36-48 mesi di vita, che corrispondono a 70-80 per l'uomo) trattati col medicinale possono essere riportati a capacità simili a quelle dei topi adulti giovani".

"Nel lungo termine - aggiunge Aigner - la presenza di infiammazione in organi periferici, quali il polmone e l'intestino, riduce la capacità del cervello di autoripararsi e ne deteriora il funzionamento. Studi precedenti avevano dimostrato che una delle cause principali della perdita cognitiva nell'anziano è l'accumulo nel sangue (e da lì nel cervello) di eotaxina, una sostanza infiammatoria coinvolta nell'asma. Da qui l'ipotesi, oggi confermata, che un farmaco antiasmatico come montelukast potesse bloccare l'infiammazione anche nel cervello e mostrare effetti rigenerativi sulle sue funzioni".

Gli studi clinici confermeranno se, come atteso, montelukast possa rappresentare un esempio positivo di 'riposizionamento' di farmaci già disponibili per indicazioni terapeutiche diverse da quelle originali, accelerando così la messa a punto di terapie per pazienti affetti da malattie incurabili. E "grazie al fatto che il prodotto è già usato ed è sicuro nell'uomo, lo studio durerà molto meno del previsto. La nostra intenzione, già a 2 dicembre - Abbracchio - è disegnare insieme con Aigner uno studio clinico per fare domanda europea per l'avvio del trial entro aprile".

Il lavoro pubblicato è stato finanziato anche dalla Fondazione italiana sclerosi multipla - evidenzia la Fism in una nota - da anni partner dell'Università degli Studi di Milano sul progetto Gpr17 confluito in un brevetto depositato congiuntamente dall'ateneo e da Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) con la sua Fondazione.

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