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Medicina: 90 candeline per Veronesi, ai giovani dico 'fiducia nel futuro'

27 novembre 2015 | 19.17
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L'oncologo Umberto Veronesi
L'oncologo Umberto Veronesi

L'oncologo Umberto Veronesi compie 90 anni. Le candeline le spegnerà in casa, a Milano, con figli e nipoti. Nato il 28 novembre 1925, alla vigilia del suo compleanno lo scienziato italiano tira le somme sul lungo e intenso viaggio della sua vita. Ha vissuto il dramma della guerra e la gioia di tagliare traguardi in medicina che portano la sua firma, è stato ministro della Sanità, parlamentare Pd, fondatore di un Irccs - l'Istituto europeo di oncologia di Milano di cui è oggi direttore scientifico emerito - scrittore, paladino dei diritti dell'uomo, e delle donne in particolare. E oggi ai giovani dice: "Abbiate fiducia nel futuro".

Il momento attuale, spiega all'Adnkronos Salute, "non è certamente più complicato rispetto a quello che ho vissuto nella mia gioventù. A 18 anni ero in guerra, poi sono stato braccato come partigiano. Ho vissuto il nazismo e più avanti nel tempo sono stato nel mirino delle Brigate rosse. Oggi la società occidentale vive un momento di progresso che a metà del secolo scorso non si poteva neanche immaginare. Su questa base - sottolinea Veronesi - sono fiducioso per il futuro e dovrebbero esserlo soprattutto i giovani. Questa generazione è molto più evoluta intellettualmente rispetto alla mia e, a patto che sviluppi un suo sistema di pensiero autonomo, avrà un domani più civile".

L'invito rivolto ai ragazzi è quello di essere impegnati su temi di spessore: "La sfida dei giovani è vincere grandi battaglie di civiltà - incalza l'oncologo - Prima di tutto quella per la pace, per l'eliminazione della fame, e ancora per il rispetto dei diritti umani ovunque nel pianeta". Di battaglie Veronesi ne ha condotte diverse, in prima linea. Ma il traguardo di cui si dice "più orgoglioso" è quello di "aver permesso alle donne di salvare il seno in casi di tumori di piccole dimensioni", con la quadrantectomia, tecnica chirurgica conservativa. "Sono orgoglioso di aver contribuito, in oncologia, al passaggio dal principio del massimo trattamento tollerabile a quello del minimo trattamento efficace, che ha evitato mutilazioni e trattamenti non necessari a milioni di persone".

Battaglia contro il cancro sarà vinta quando non ci ammaleremo

I momenti più emozionanti? "Ce ne sono stati e ce ne sono tanti", confida. Per esempio, "ogni volta che una paziente esce dalla sala operatoria con prospettive di guarigione", assicura l'oncologo. Riflettendo sulla strada percorsa finora, però, "non sono pienamente soddisfatto - aggiunge Veronesi - perché la battaglia contro il cancro non è stata ancora vinta e la malattia non è scomparsa come avevo sperato all'inizio della mia professione".

In futuro, avverte, "bisognerà identificare tutte le cause dei tumori ed eliminarle. Potremo dire di aver sconfitto il cancro solo quando non ci ammaleremo. E non quando lo cureremo meglio, cosa che in parte già facciamo". Un pensiero va anche alle nuove generazioni di medici che "dovranno innanzitutto recuperare la dimensione umana della medicina". L'oncologia del futuro, conclude lo scienziato, "non potrà che essere medicina della persona".

Veronesi ha difeso "l'intuizione che il seno femminile si può risparmiare in caso di tumore piccolo" e l'ha portata avanti con testardaggine: "Sono orgoglioso di aver sostenuto questa ipotesi contro il mondo scientifico di allora, che mi ha osteggiato molto duramente, dandomi del folle".

Certo c'è un rammarico: "Io non vedrò la scomparsa di questa malattia - riflette l'oncologo - Però nella mia lunga vita professionale ho visto a poco a poco mettere le basi perché questo avvenga e questa certezza mi consola molto".

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