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Team a guida italiana svela identikit cancro cervello: "Ora cure più mirate"

29 gennaio 2016 | 11.12
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Squadra internazionale a caccia dei segreti del cervello (Fotogramma)
Squadra internazionale a caccia dei segreti del cervello (Fotogramma)

Da veri detective in camice hanno scavato nella valanga dei 'big data' con una missione, tracciare identikit molecolari ultra dettagliati di un nemico dalle mille facce: i gliomi diffusi, le forme più comuni di cancro al cervello negli adulti, una 'bestia nera' dell'oncologia. Per l'impresa che apre a cure sempre più personalizzate è stato schierato un maxi network internazionale di ricercatori, guidato, insieme ad altri due colleghi, dall'italiano Antonio Iavarone, scienziato al top negli Usa, in forze alla Columbia University di New York.

Il lavoro, pubblicato sulla rivista 'Cell', è stato mastodontico "ma ha dato i suoi frutti", assicura all'AdnKronos Salute il ricercatore beneventano. Tumori che prima all'occhio del microscopio non apparivano diversi dai loro 'simili' "adesso, grazie al nostro studio, ci mostrano il vero volto a livello molecolare", spiega dagli States Iavarone, professore di neurologia e patologia e biologia cellulare all'Institute for Cancer Genetics e membro dell'Herbert Irving Comprehensive Cancer Center al NewYork-Presbyterian/Columbia University Medical Center.

"E' così - prosegue - che abbiamo scoperto due inaspettati sottogruppi di gliomi che nessuno conosceva e che si comportano diversamente da come si pensava. Un sottogruppo è oggi classificato all'interno di una categoria ritenuta generalmente a prognosi più favorevole e si è rivelato essere invece ben più aggressivo. Percorso esattamente inverso per l'altro sottogruppo: ad oggi catalogato in una classe di gliomi molto cattivi a prognosi infausta, ci ha rivelato un lato 'migliore', caratteristiche simili a quelle di un tumore benigno che si sviluppa nel cervello dei bambini". Ognuno di questi sottogruppi di gliomi 'inediti' è presente rispettivamente nel 6% dei pazienti.

Il rischio di un'interpretazione non corretta della patologia è quello di curare meno o di eccedere con terapie inutilmente tossiche. Avere in mano un profilo - una carta d'identità molecolare senza segreti - di ogni tipologia di tumore (i tempi con cui evolve, la sua aggressività) "è il punto di partenza per poter garantire ai malati terapie sempre più mirate e sperare di poter incidere sulla loro sopravvivenza". Questa scoperta "rivoluziona di fatto il modo attuale di classificare le famiglie di gliomi e ha immediati risvolti clinici per i malati", sottolinea Iavarone che è il co-autore senior della ricerca.

Per raggiungere l'obiettivo la squadra di scienziati ha passato in rassegna il più alto numero di tumori del cervello mai raggiunto finora: i campioni di 1.122 gliomi umani provenienti dal super progetto statunitense 'The Cancer Genome Atlas'. Sono stati coinvolti circa 300 esperti attivi in istituti di diverse parti del mondo, dal Qatar agli Stati Uniti. Nella lista è presente anche un centro italiano, il Biogem-Istituto di ricerche genetiche 'G. Salvatore' di Ariano Irpino, dove Michele Ceccarelli, primo autore dello studio, ha condotto molte delle analisi che hanno permesso questo risultato scientifico.

La prima scoperta riguarda la famiglia di gliomi che presentano il gene IDH1 mutato. Gli esperti hanno osservato che in questi casi il miglior indice prognostico in grado di prevederne l'aggressività è lo stato di metilazione del Dna: quelli con un alto grado di metilazione crescono più lentamente, mentre gli altri diventano velocemente aggressivi.

L'altro risultato si è ottenuto nel gruppo di tumori con il gene IDH1 normale, di solito legato a una prognosi infausta. In questa famiglia gli scienziati hanno scoperto un sottotipo di tumori che invece mostra un'evoluzione relativamente favorevole. Le caratteristiche molecolari di questo gruppo sono risultate simili a quelle dei cosiddetti astrocitomi pilocitici, un cancro benigno del cervello che si sviluppa nei bambini.

Attualmente, gli anatomopatologi determinano se un glioma è di basso o alto grado sulla base dell'aspetto del tessuto tumorale al microscopio. "Anche se questo approccio è generalmente sufficiente per distinguere tra gliomi chiaramente molto aggressivi e quelli a crescita relativamente lenta, esso rimane inadeguato in una percentuale significativa di casi", dice Iavarone.

"Osservando la composizione molecolare di questi tumori, ora abbiamo un modo molto più preciso di prevedere quali hanno maggiori probabilità di crescita. Su questa base, sarà possibile prescrivere trattamenti su misura per il singolo paziente", spiega. Lo studio ha anche identificato diverse alterazioni genetiche precedentemente non riconosciute che possono contribuire allo sviluppo del glioma, mettendo in evidenza potenziali nuovi bersagli per la terapia farmacologica.

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