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Verso elisir antirughe, scoperto enzima che causa l'invecchiamento della pelle

26 febbraio 2016 | 13.04
LETTURA: 4 minuti

Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Rughe, zampe di gallina e primi cedimenti sono i segnali che la pelle - e non solo quella - sta invecchiando. In futuro potrebbe essere più semplice guardarsi allo specchio la mattina: per la prima volta, infatti, un gruppo di scienziati inglesi ha scoperto che l'attività di un enzima metabolico chiave che si trova nelle cellule epiteliali diminuisce con il passare del tempo. Lo studio apre le porte allo sviluppo di trattamenti anti-età e prodotti cosmetici in grado di contrastare questo calo. I risultati del lavoro sono pubblicati sul 'Journal of Investigative Dermatology' e riguardano l'enzima Complex II.

La ricerca potrebbe anche portare a una migliore comprensione di come invecchiano altri organi, indicando la strada per lo sviluppo di farmaci contro alcune malattie legate all'età, incluso il cancro. "Quando il nostro corpo invecchia, vediamo che le batterie delle nostre cellule si scaricano con un meccanismo noto come riduzione della bioenergia, e aumentano i radicali liberi dannosi per la salute - spiega Mark Birch-Machin, professore di dermatologia molecolare all'università di Newcastle e autore dello studio con Amy Bowman - Questo processo è facilmente visibile sulla nostra pelle: aumentano le rughe e appaiono i primi cedimenti".

"Il nostro studio dimostra per la prima volta che nella pelle umana all'aumentare dell'età c'è una diminuzione specifica dell'attività di un enzima metabolico chiave che si trova nelle cellule della pelle - prosegue l'esperto - Questo enzima è la 'cerniera' tra i 2 modi principali per produrre energia nelle nostre cellule. Un calo della sua attività contribuisce alla diminuzione della bio-energia man mano che la pelle invecchia. La nostra ricerca indica che ora abbiamo un biomarcatore specifico, un bersaglio per lo sviluppo di trattamenti anti-invecchiamento e creme cosmetiche che possono contrastare questo declino di bio-energia", afferma Birch-Machin. La speranza è quella di trovare terapie anti-età personalizzate, adattate ai diversi momenti della vita e al tipo di pigmentazione della pelle, "con l'ulteriore possibilità di affrontare il processo di invecchiamento altrove nel nostro corpo".

L'attività di Complex II è stata misurata in 27 volontari, tra i 6 e i 72 anni, ai quali sono stati prelevati campioni da un'area di pelle protetta dal sole. Sono state misurate le attività degli enzimi chiave all'interno dei mitocondri, organelli coinvolti nella produzione di energia nelle cellule della pelle. Queste tecniche sono state applicate a cellule prese sia dal livello superiore (epidermide) sia da quello inferiore (derma) del nostro 'involucro'.

Per gli esperti serviranno ulteriori studi per comprendere appieno le conseguenze funzionali nella pelle e in altri tessuti, e per valutare le strategie anti-età.

"Per molto tempo si è pensato che i mitocondri avessero un ruolo nell'invecchiamento, ma finora questo era rimasto oscuro - ricorda Bowman - Il nostro lavoro permette di fare un passo avanti nella comprensione di come queste strutture vitali delle cellule possono contribuire all'invecchiamento umano, con la speranza di trovare aree bersaglio nei mitocondri per contrastare i segni dell'età".

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