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Tumori per 1.800 'under 18' l'anno, i rischi degli stregoni via web

02 settembre 2016 | 12.45
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Tumori per 1.800 'under 18' l'anno, i rischi degli stregoni via web

"Una vicenda sconcertante, una sconfitta per tutti noi che facciamo questo lavoro, e un grande rammarico per una vita persa che aveva molte chance di salvarsi. Purtroppo anche in pediatria impattano le bufale e le pseudo cure" di guru e 'stregoni'. Così Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Onco-ematologia pediatrica dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, torna sulla vicenda di Eleonora , la giovane di Padova morta a 18 anni per una leucemia linfoblastica acuta, che aveva rinunciato alle terapie tradizionali e alla chemio per seguire il metodo dell'ex medico tedesco Ryke Geerd Hamer. "Un fenomeno raro in pediatria, quello di chi rinuncia alle cure per sistemi alternativi, ma che si verifica ancora", spiega lo specialista all'AdnKronos Salute.

"Ogni anno - ricorda - in età pediatrica di verificano in Italia 1.800-1.900 casi di tumore, di cui 400 di leucemia linfoblastica acuta. E proprio questa malattia rappresenta uno dei modelli più clamorosi di successo nell'oncologia pediatrica. O ggi curiamo l'80% dei casi con le terapie di prima linea e un altro 5-10% con quelle di recupero. Un dato impressionante, anche solo rispetto a pochi anni fa, che per gli adolescenti è del 75-80%, quindi stiamo parlando di probabilità molto alte".

"Ecco perché dico che per noi il caso di Eleonora è una sconfitta, una vita persa che aveva molte possibilità di essere salvata - ribadisce Locatelli - Capisco il rammarico dei colleghi di Padova, che si sono battuti molto: per un oncologo non c'è niente di più frustrante. Anche nel caso dei bambini e degli adolescenti c'è il problema della trappola delle cosiddette cure alternative".

Ma cosa porta, nell'era del dottor Google e dei pazienti sempre più informati e critici, ad affidarsi ancora alle promesse di guarigione e a metodi alternativi letti magari via web, che sono sempre fioriti in Italia dai tempi del siero Bonifacio (il veterinario che aveva ideato un rimedio anticancro dalle feci di capra), alla multiterapia del fisiologo Di Bella, fino al metodo Stamina di Davide Vannoni? "Paghiamo una mancanza di cultura scientifica e una diffidenza nei confronti della medicina ufficiale. Così - sottolinea Locatelli - si rischia di dare ingiustificato credito a chi promette facili guarigioni. E' umano cercare risposte rassicuranti, avere paura di affrontare una terapia come la chemio e i suoi effetti. Ma queste cure tradizionali tanto vituperate hanno ottenuto risultati reali, e rinunciare a preziose possibilità per vincere una malattia che oggi è possibile battere è davvero sconcertante".

"Tutta la mia solidarietà va ai colleghi di Padova - continua l'esperto - Quello di chi rinuncia alle cure tradizionali per sistemi alternativi è un fenomeno raro in pediatria - insiste - Ma qui da noi si sono verificati due episodi simili, da quando io sono al Bambino Gesù. In particolare - racconta - ricordo che nel 2015 sono venuti da noi i genitori di una bimba con leucemia linfoblastica acuta, che già presso un altro centro avevano interrotto la terapia prima linea. Erano stati mandati da noi per una ricaduta e abbiamo capito che volevano reinterrompere le terapie. Abbiamo dialogato con loro e siamo riusciti a recuperare un rapporto fiduciario. Oggi la bimba è in remissione, ha fatto un trapianto midollo e ha ottime proprietà di guarire".

"Ecco perché - conclude Locatelli - sono convinto che occorra contrastare questa mancanza di cultura scientifica e intercettare il bisogno di messaggi rassicuranti, che altrimenti rischia di aprire la porta a stregoni e guru, complice la fragilità psicologica di chi sta vivendo un momento tanto difficile".

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