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La Shoah dei medici, viaggio della Memoria di dottori e ricercatori

21 ottobre 2016 | 16.32
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Lo staff medico del professor Clauberg (a sinistra) nella sala operatoria all’interno del blocco 10 di Auschwitz / Fondazione Museo della Shoa
Lo staff medico del professor Clauberg (a sinistra) nella sala operatoria all’interno del blocco 10 di Auschwitz / Fondazione Museo della Shoa

Quello dei medici era un ruolo centrale nell'organizzazione quotidiana della macchina della morte nazista del campo polacco di Auschwitz-Birkenau. All'arrivo di ogni treno di deportati, era un medico a decidere chi fosse abile al lavoro e chi andava eliminato. Con uno sguardo e un gesto, come ricordano i pochi sopravvissuti, uomini, donne e bambini finivano nelle baracche o nelle camere a gas. Sulla rampa di Auschwitz-Birkenau, dove si svolgeva questa procedura, oltre l’80% degli esseri umani era indirizzato a morte certa. Ebbene, dall'8 al 10 novembre si terrà il primo Viaggio della memoria di medici e ricercatori dell’ospedale Israelitico e dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

La Fondazione Museo della Shoah e il sopravvissuto Sami Modiano guideranno la delegazione nei luoghi dell’orrore del campo di sterminio nazista Auschwitz-Birkenau. La delegazione sarà composta da circa 50 tra medici, pediatri e ricercatori dei due ospedali, accompagnati dalla presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, dalla direttrice sanitaria dell’Ospedale Israelitico, Amalia Allocca, dai direttori sanitario e scientifico del Bambino Gesù Massimiliano Raponi e Bruno Dallapiccola.

Negli anni bui del campo erano sempre i camici bianchi a essere protagonisti della fase di eliminazione fisica dei deportati. Loro davano il via all’immissione dell’agente tossico Ziklon B nelle camere a gas, che in una manciata di minuti spegneva le anime che erano all’interno della sala. I dottori accertavano, successivamente, la morte dei detenuti per effettuare la cremazione. All’interno di questo complesso, chiamato Crematorium, esisteva anche una sala delle autopsie dove avvenivano criminali ricerche scientifiche. Ma ad Auschwitz-Birkenau c'era anche un ospedale. Una struttura di ricovero che poco o nulla assomiglia a quelle che il mondo civile conosce. Era l'anticamera dei forni crematori, considerato il numero elevato di persone che erano selezionate ogni giorno per essere eliminate. Ma chi restava in vita, spesso, non poteva ritenersi fortunato: era scelto come cavia per esperimenti medici, ricordano gli organizzatori di questo Viaggio della Memoria. Tra i dottori nazisti il nome più noto è quello di Josef Mengele che dal 1943, per 21 mesi, utilizzò il suo camice bianco per effettuare esecuzioni, sperimentazioni e ogni tipo di barbarie, anche nella baracca dei bambini: il Kinderblock.

Sarà Marcello Pezzetti, consulente scientifico della Fondazione Museo della Shoah, a guidare la delegazione del Bambino Gesù e dell'Israelitico in questo viaggio, che mira a riflettere su quale fu il ruolo dei medici nazisti nella Shoah e in particolare nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. "E' forse uno dei viaggi più duri che abbiamo organizzato - spiega Mario Venezia, presidente della Fondazione - perché mira dritto al centro delle atrocità che si sono verificate in quel campo. Non è un viaggio per ragazzi, è un viaggio per adulti e per medici. Non a caso i partecipanti saranno preparati con una lezione specifica che li aiuterà ad affrontare meglio l’esperienza quando saranno in Polonia".

"Questo viaggio e questo progetto - dichiara la presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc - rappresentano un impegno morale verso la nostra storia e verso le future generazioni di medici e ricercatori. Nel bagaglio professionale e umano dei nostri futuri medici e scienziati deve esserci questa memoria storica, per quanto tragica e dolorosa; questo patrimonio di valori di pace, amicizia e stima reciproca, che intendiamo custodire e alimentare; questa continua tensione alla dimensione etica, che rappresenta la sfida quotidiana per ciascuno di noi che abbiamo come missione quella di accompagnare gli uomini, e i bambini in particolare, nei passaggi di confine tra la vita, la malattia, a volte la morte".

"Sono felice di concretizzare la collaborazione - dichiara Dureghello - tra l’Israelitico e il Bambino Gesù con una esperienza che sarà formativa per tutti. Il viaggio ha per noi diversi significati e ci tengo a dire che oltre l’esperienza culturale, è per me un momento fondamentale di dialogo dove due importanti enti religiosi del mondo della sanità collaborano e studiano percorsi comuni. Sono sicura che sarà il primo di numerosi capitoli che ci vedranno uniti sulla stessa strada", conclude.

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