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L'appello di Science for Peace all'Europa: "Accogliere migranti e integrarli"

18 novembre 2016 | 20.14
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Sotto i riflettori della Conferenza mondiale di Science for Peace il tema dei migranti (foto Adnkronos Salute) - Adnkronos Salute
Sotto i riflettori della Conferenza mondiale di Science for Peace il tema dei migranti (foto Adnkronos Salute) - Adnkronos Salute

Affrontare le cause alla base dei flussi migratori, creare canali sicuri di accesso all'Europa, accogliere i migranti e gestire le procedure di asilo, integrare. E' l'appello lanciato alle istituzioni europee e ai governi degli Stati membri dell'Ue dall'ottava Conferenza mondiale di Science for Peace, promossa oggi a Milano dalla Fondazione Umberto Veronesi. Un'edizione diversa dalle altre perché, ha spiegato il presidente della Fondazione, Paolo Veronesi, è "il primo appuntamento ufficiale senza Umberto Veronesi", ideatore nel 2009 di questa iniziativa di mobilitazione internazionale, che si svolge 10 giorni dopo la sua morte.

Ed è con il ricordo fotografico dell'oncologo che, tra gli applausi, si è aperta la giornata di lavori, ospitata dall'università Bocconi. "Il primo impulso era stato annullare l'evento, ma poi si è pensato che è in giornate come questa che manteniamo vivo il suo ricordo e portiamo avanti le sue idee. E la pace è sempre stata un pensiero fisso di mio padre", spiega il figlio. "Umberto Veronesi - sottolinea il sindaco di Milano Giuseppe Sala - amava profondamente Milano, totalmente ricambiato. E anche il tema che ci lascia e di cui parliamo oggi, cioè l'immigrazione, è profondamente milanese. Sono convinto che la città saprà onorare il suo insegnamento. Tutti sappiamo che la pura accoglienza rischia di essere una battaglia persa, se non associata a due fattori: l'integrazione e la capacità di lavorare. Ma Milano c'è e ci sarà, e continuerà a fare la sua parte con buonsenso".

Le sue idee rivivono anche nell'appello finale della Conferenza che riprendono il messaggio scritto da Veronesi per Science for Peace di quest'anno: la capacità di accogliere i migranti è "una prova di civiltà a cui oggi anche la nostra Europa è chiamata", mettendo in campo "un impegno effettivo per risolvere le cause della crisi, i drammi da cui le persone fuggono". Una Ue alla quale, "ricordiamolo, nel 2012 è stato consegnato il Nobel per la pace. Io vorrei dire che gli è stato 'affidato', perché un simile riconoscimento non deve essere un traguardo raggiunto. Piuttosto un punto d'inizio, una pesantissima responsabilità, un bene altissimo di cui prendersi cura, da tutelare e coltivare. Lo stiamo facendo?".

Veronesi, racconta il figlio Paolo, "credeva che la scienza ha risposte razionali e sbaglia chi pensa che debba essere neutrale, al di sopra delle parti, perché ha il preciso dovere di giovare all'uomo. Un compito etico". Così, nell'appello finale, Science for Peace chiede che l'Europa, "di concerto con l'intera comunità internazionale, affronti le cause alla base dei flussi migratori forzati. In primo luogo intensificando l'azione diplomatica, per raggiungere una soluzione politica ai principali conflitti in corso. In secondo luogo estendendo la portata dei programmi di cooperazione bilaterale e multilaterale, con l'obiettivo di favorire la stabilizzazione politica economica e sociale dei Paesi di partenza dei migranti".

"Parallelamente - si legge nell'appello che sarà caricato anche su 'Change.org' perché possa essere condiviso e firmato dai cittadini - è necessario operare in modo unitario per l'elaborazione di una politica europea negli ambiti dell'immigrazione e dell'asilo. Crediamo che la risposta alle sfide poste dai flussi migratori risieda nella solidarietà e nell'equa ripartizione della responsabilità fra gli Stati europei, come sancito dall'articolo 80 del Trattato". L'immigrazione, sottolinea Emma Bonino, è "un problema su cui l'Europa rischia di schiantarsi se non si è già schiantata. Sono in gioco valori e ideali per cui siamo insieme. Dobbiamo scegliere. E l'unico destino che ci può, scientificamente parlando, dare una speranza è restare insieme. Io posso solo sperare che non si tolgano più le bandiere dell'Ue quando si va in pubblico", aggiunge Bonino riferendosi al premier Matteo Renzi che l'ha tolta dallo sfondo durante una conferenza stampa. Dobbiamo farci forza dei successi che l'Ue ha regalato in 70 anni - prosegue - Un continente distrutto dalla Seconda guerra mondiale, con il carico del genocidio, grazie a questo sostegno è diventato il continente più ricco al mondo, in termini di alfabetizzazione, welfare, vivibilità, capacità di convivere. E 500 milioni di abitanti non riescono a integrare un milione di disperati? Siamo sicuri?".

Bonino ha lanciato un appello anche per il superamento della legge Bossi-Fini, che disciplina le politiche migratorie in Italia. "E' la cosa più necessaria che dobbiamo fare per dare insieme una gestione più ordinata al fenomeno dell'immigrazione, che è destinato a rimanere con noi. Tutti i dati disponibili dimostrano che l'immigrazione è un problema, ma non è un'invasione. Gli immigrati fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare. La stragrande maggioranza lavora in agricoltura o nelle stalle, nel settore delle costruzioni come manovali, nell'assistenza domestica. Affidiamo loro le persone più care, i nostri figli e genitori. E spesso non si riesce più a regolarizzarle, queste persone che ci aiutano quotidianamente, perché l'ultima sanatoria è del 2012. E so di decine di casi di donne straniere che lavorano in nero nelle nostre case, perché è impossibile legalizzarle, renderle regolari, proprio per i limiti legislativi che esistono".

Risultato: "Tutta questa popolazione irregolare, passibile del reato di clandestinità che ci siamo inventati, è esposta a fragilità - per loro è difficile anche affittare una casa - e ovviamente non paga le tasse. Secondo una stima, i circa 500 mila irregolari che vivono nel nostro Paese valgono una perdita secca per il nostro Pil di circa 12 miliardi".

Le migrazioni, fanno notare i promotori della Conferenza mondiale, sono una delle sfide più grandi che l'Europa si trova oggi a fronteggiare. Nel corso del 2015 oltre 1 milione di migranti hanno attraversato il Mediterraneo, provenienti da Paesi segnati da conflitti o da realtà in cui si violano i diritti fondamentali, ma molti da contesti di forte crescita demografica, sottosviluppo, povertà, poco lavoro. E il 2016 per i soccorritori italiani "è stato un anno drammatico, anche per la simultaneità degli eventi in cui erano richiesti soccorsi". A raccontarlo è chi lo ha vissuto in prima persona: Nicola Carlone , Guardia costiera. "Non dimenticheremo mai il 29 agosto: 53 operazioni simultanee. Significa dover raccogliere tra le onde un Comune di circa 7 mila abitanti, in un solo giorno e in una sola area".

E' stato un anno particolare, ripete Carlone che è capo del 3° reparto Piani e operazioni, Comando generale del corpo delle Capitanerie di porto. "Ci ha visto rispondere a emergenze difficili, a causa del modo in cui" i trasbordi di migranti "sono stati gestiti dagli scafisti. Se sono diminuiti i cosiddetti barconi che portavano anche 700 persone alla volta, c'è stato un raddoppio delle emergenze per i gommoni".

Mezzi meno sicuri di un gonfiabile per bambini, sottolinea. I criminali che gestiscono questi viaggi della speranza "quest'anno sono riusciti a mettere 200 persone su uno di questi gommoni. Ecco le situazioni che ci troviamo a dover gestire".

Sul fronte greco, spiega Carlone, "c'è stato un fenomeno di grandi numeri l'anno scorso, ma nella rotta libica" i migranti "devono essere tutti raccolti dal mare. La grande differenza è questa: nell'Egeo è come se dovessimo soccorrere qualcuno partendo dalla periferia di Milano e arrivando in centro; nella situazione libica è come se dovessimo partire da Milano e arrivare a Bologna, tenendo conto anche della bassa velocità dei mezzi navali di soccorso. Questo è lo scenario libico. Significa dover operare in spazi enormi, in un'area grande quanto Lazio, Umbria, Marche e Toscana messe insieme".

E, aggiunge Carlone, "dobbiamo soccorrerli perché i mezzi usati dai migranti non potrebbero nemmeno prendere il mare, non c'è un equipaggio capace, né strumenti di salvataggio, sono mezzi destinati ad affondare. E a questo si aggiunge il comportamento dei criminali che spesso ultimamente non danno il carburante necessario per raggiungere la terraferma né sistemi di comunicazione per chiamarci".

Quando arriva la chiamata di soccorso, prosegue, "le norme internazionali ci danno l'obbligo di attivarci, coinvolgiamo anche gli Stati confinanti, ma la risposta non c'è mai. Ma per noi è anche un obbligo morale, il nostro compito. I fenomeni di migrazione saranno duraturi e i numeri sono costanti. Quest'anno sono sulla media del 2014, siamo già a 164 mila migranti salvati a novembre. Dobbiamo prepararci a rispondere a queste emergenze anche per il futuro, affrontare il problema dei minori non accompagnati e questo ci preoccupa molto".

Ci sono i naufragi e i morti, i dispersi di cui non si conoscono neanche i numeri, ma ci sono anche momenti speciali. "La cosa bella sono i bimbi che nascono sulle navi. E' capitato che in 24 ore ne nascessero 3". Gravidanze "non sempre frutto d'amore, a volte di atti di violenza. Ma veder nascere una nuova vita - conclude Carlone - è una cosa bellissima".

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