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Contro i superbug la via dell''antibiotico vivente': un batterio cannibale che si divora i colleghi'

24 novembre 2016 | 15.24
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(Fotogramma)
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Contro l'incubo dell'antibiotico-resistenza che incombe sul mondo, gli scienziati le stanno provando tutte. Anche sondare approcci definiti dagli stessi studiosi "creativi", come quello di cooptare un 'collega' dei superbug: un batterio cannibale che ha il 'vizietto' di divorare i suoi simili. Il suo nome è Bdellovibrio bacteriovirus. Mestiere: batterio predatore. Potrebbe essere questa, ipotizza un team di ricercatori britannici, una nuova arma nella lotta contro i superbatteri resistenti: usare un batterio per sbarazzarsi dell'altro, in una sorta di 'chiodo scaccia chiodo'.

Gli esperimenti hanno mostrato che una dose di Bdellovibrio può agire come una sorta di 'antibiotico vivente' per aiutare a debellare un'infezione altrimenti letale. Gli studi condotti su animali sono stati pubblicati su 'Current Biology', e suggerirebbero l'assenza di effetti collaterali. Per gli esperti questa strategia, seppur insolita, non deve essere trascurata, visti anche i timori per quell'"apocalisse antibiotica" prospettata da più parti.

I livelli di batteri resistenti ai farmaci sono infatti in crescita. Ed essere in grado di scatenare Bdellovibrio potrebbe tornare utile. E' un batterio 'agile' che si fa strada dentro il microbo vittima, divora il suo interno e cresce di dimensioni. Finito il 'pasto', si replica e schizza fuori dal suo ospite ormai morto. Il team dell'Imperial College London e dell'University of Nottingham ha tentato di utilizzare Bdellovibrio per eliminare il batterio Shigella, causa comune di avvelenamento da cibo, che colpisce 160 milioni di persone l'anno e fa più di un milione di morti, in gran parte attraverso alimenti contaminati appunto.

I test su una piastra di laboratorio hanno mostrato che il batterio predatore è stato in grado di far collassare la popolazione di Shigella. Ulteriori esperimenti sono stati condotti infettando con il superbug le larve dei pesci, a una dose letale con la quale solo il 25% sopravvive per tre giorni. L'intervento del predatore è stato determinante: la sopravvivenza è salita al 60%. E i ricercatori hanno anche notato che il batterio predatore ha funzionato meglio in combinazione con il sistema immunitario del pesce.

Quel che rende speciale l'approccio del batterio cannibale "è l'incapacità dell'organismo ospitante di sviluppare resistenza", sottolinea sulla Bbc online Serge Mostowy, dell'Imperial College London. "Il ricorso a un antibiotico vivente che potrebbe essere usato negli animali e nell'uomo è una tappa importante della ricerca". Ma serviranno ancora diversi test sulla sicurezza prima di utilizzare in modalità terapeutica Bdellovibrio, che ha dimostrato di uccidere una gamma di batteri che comprende anche E.coli e Salmonella.

I batteri predatori potrebbero dunque essere uno strumento aggiuntivo ai farmaci, riflettono gli esperti, tanto più che altri ricercatori hanno osservato che vivono naturalmente nel nostro corpo.

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