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Ricercatore Cnr: "Dal 2011 il cellulare è già possibile cancerogeno"

20 aprile 2017 | 15.55
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"Per la scienza il cellulare è già classificato come possibile cancerogeno dal 2011. E ci sono molti studi al riguardo". Insomma "i dati per dire che fa male ci sono. Come spesso ricordo, il telefonino è una 'radio di emergenza'. E quindi dovrebbe essere usato in emergenza, non per lunghe o continue conversazione". Lo spiega Fiorenzo Marinelli, ricercatore dell'Istituto di genetica nolecolare del Cnr di Bologna, che da tempo studia gli effetti delle emissioni dei telefonini sulle cellule umane, commentando la sentenza di Ivrea in cui i giudici hanno considerato valido il nesso tra cellulare e tumore.

"Il punto di partenza - spiega Marinelli - è la classificazione come possibile cancerogeno da parte dell'agenzia dell'Oms, la Iarc, nel 2011. Si tratta di una dichiarazione di possibile rischio. E questo dovrebbe già farne evitare l'abuso. Per di più, già nel 2011 c'era la richiesta di arrivare a una dichiarazione di agente cancerogeno certo. I numeri ci dicono infatti che oggi c'è una maggior quantità di diagnosi di tumori cerebrali, neurinomi ma anche gliomi. E nel 2013, dopo un vasto studio epidemiologico in Svezia, i ricercatori hanno ribadito la richiesta di classificare l'uso del cellulare come cancerogeno certo".

I miglioramenti tecnologici non sembrano aver cambiato molto le cose, secondo Marinelli. "Una recente ricerca sugli smartphone di nuova generazione ha evidenziato che, pur avendo emissioni minori, hanno un impatto biologico 4 volte maggiore, perché trasmettono contemporaneamente su più frequenze, per inviare dati, immagini". Per approfondire l'impatto biologico, conclude Marinelli, "stiamo lavorando, con il professor Mario Barteri, del Dipartimento di chimica università Sapienza di Roma, su come i campi magnetici influenzano la cinetica enzimatica. Sappiamo che c'è una modifica nel funzionamento cellulare e questo dovrebbe indurci a una maggiore precauzione d'uso", conclude.

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