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Ricerca: scienza in rosa, premi L'Oréal-Unesco a 6 giovani promesse

12 giugno 2017 | 16.26
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Le sei giovani ricercatrici premiate
Le sei giovani ricercatrici premiate

Scienziate di oggi e di domani sulle orme di Marie Curie, la pioniera delle donne in camice che con i suoi studi da Nobel ha dimostrato come il 'pink power' possa fare la differenza in ricerca. Dopo di lei sono seguite generazioni di scienziate, pronte a legare le loro vite al banco di laboratorio. Lo hanno fatto anche 6 giovani premiate oggi all'università Statale di Milano con le borse di studio L'Oréal-Unesco For Women in Science. Elena Calciolari, Domenica Farci, Chiara Morosinotto, Chiara Nardon, Francesca Sacco e Alice Trivellini hanno dai 27 ai 35 anni e ricevono 20 mila euro per continuare a coltivare i loro sogni scientifici in atenei sparsi da Nord a Sud del Belpaese. Borse di studio che hanno permesso a 4 di loro di rientrare in Italia - Calciolari da Londra, Farci e Sacco dalla Germania, Morosinotto dalla Finlandia - avviando un progetto autonomo in terra tricolore. (VIDEO)

Con le borsiste 2017, il numero totale delle premiate nei 15 anni del programma 'L'Oréal Italia per le donne e la scienza' arriva a quota 76. I progetti di ricerca delle 6 under 35 protagoniste della cerimonia di oggi si sono distinti fra quelli di circa 450 candidate. A decretarlo è stata la giuria presieduta quest'anno dalla fisica calabrese Lucia Votano, prima donna a ricoprire il ruolo di direttore del Laboratorio nazionale del Gran Sasso dell'Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare). Alla scienziata il compito di sedere sulla poltrona che per anni è stata dell'oncologo Umberto Veronesi, morto l'8 novembre 2016. "Figura emblematica" del programma L'Oréal-Unesco che il presidente e Ad di L'Oréal Italia, Francois-Xavier Fenart, ha voluto ricordare, insieme a un altro membro della giuria, l'etologo Danilo Mainardi, morto l'8 marzo di quest'anno.

"Questa cerimonia è dedicata a loro - dice il manager - stelle che continueranno a guidarci lungo il nostro cammino perché la corsa verso la parità uomo-donna nella scienza, la nostra conquista dello spazio, non è ancora terminata". Come ricordano anche i dati dell'ultimo rapporto scientifico Unesco. Le donne costituiscono il 53% dei laureati a livello globale, ma il loro numero diminuisce drasticamente nei dottorati di ricerca (43%) e man mano che si sale nel sistema la situazione peggiora: sono soltanto il 28% dei ricercatori e pochissime nei ranghi più alti della scienza, nelle stanze del potere decisionale, specialmente tra i rettori delle università, i direttori degli istituti di ricerca o nei consigli di amministrazione.

Eppure, testimonia Fenart, "noi ogni anno, quando scopriamo il lavoro delle laureate e delle borsiste, abbiamo la sensazione che le donne di scienza abbiano effettivamente il potere di cambiare il mondo". Puntano a dimostrarlo anche le borsiste 2017. Elena Calciolari, 32 anni, lo farà partendo dalle panoramiche dentali. Sembrerà curioso ai non addetti ai lavori, ma l'odontoiatra dell'università di Parma punta a utilizzarle per intercettare tempestivamente l'osteoporosi nelle donne in post menopausa. Con il progetto di ricerca che le è valso la borsa di studio valuterà la fattibilità di questo metodo di screening su 124 volontarie. Per capire l'impatto che potrebbe avere basta guardare alle previsioni, secondo cui il numero delle sole italiane colpite da osteoporosi dopo la menopausa salirà a quota 3,7 milioni entro il 2020, con un aumento delle fratture dovute alla malattia del 17,8%.

La 27enne Domenica Farci - la più giovane delle borsiste 2017 - punta invece a mostrare al mondo cosa si può imparare dal batterio Deinococcus radiodurans, noto per essere la forma di vita con la più alta resistenza ai danni elettromagnetici. L'esperta di biologia cellulare e molecolare dell'università degli Studi di Cagliari è convinta che possa svelarci i segreti per proteggerci dalle radiazioni ultraviolette e con il suo progetto andrà ad analizzare la struttura proteica che riveste la membrana esterna del batterio. Un microbo 'highlander' che riesce a far fronte a radiazioni mille volte superiori a quelle che ucciderebbero qualsiasi essere vivente, con la conseguenza che il suo Dna non sarebbe danneggiato nemmeno da un'eventuale guerra nucleare. Germe determinato, come nella vita è la giovane scienziata che assicura: "I risultati pian piano arrivano, i fallimenti sono compresi nel prezzo. Ne vale la pena. E io ringrazio chi mi ha dato fiducia accogliendomi nel suo laboratorio da giovanissima, facendomi crescere".

Dai batteri si passa ai pesci vivipari d'acqua dolce - per la precisione il Poecilia reticulata - con il progetto della 35enne Chiara Morosinotto, studiosa di biologia evoluzionistica. A ottobre all'università degli Studi di Padova partirà con una ricerca ambiziosa, finalizzata a capire quali sono sui nascituri gli effetti dello stress subito in gravidanza. Sarà uno studio in due fasi: nella prima la femmina della specie, in dolce attesa, sarà sottoposta a uno dei principali fattori di stress nel mondo animale, il rischio di predazione. Nella seconda si analizzeranno gli effetti che la paura percepita dalla madre ha sulla prole.

Chiara Nardon, 33 anni, laurea in chimica all'università degli Studi di Padova e dottorato di ricerca in scienze molecolari, unisce alla sua vocazione per la ricerca l'interesse per un campo specifico - l'oncologia - che vive come una missione, forte di un'esperienza familiare: diverse diagnosi di tumore fra i suoi cari, la morte di uno zio e della nonna paterna, ma soprattutto Nardon ricorda durante i suoi studi universitari "l'attesa della diagnosi per la mamma, per un sospetto tumore al seno, mesi di sofferenza che mi hanno dato lo stimolo come futura scienziata a impegnarmi nella ricerca di terapie per i tumori orfani di cure, per contribuire a limitare la sofferenza legata a queste malattie. La borsa di studio mi aiuterà ad andare avanti con il mio sogno" all'università degli Studi di Padova.

Un sogno che passa da metalli nobili come l'oro, e che la studiosa vuole trasformare in tesori anticancro. Proprio da composti a base di metalli come oro, rutenio e rame "potrebbe arrivare una nuova terapia mirata". Questi potenziali farmaci sono stati messi a punto e brevettati da Nardon e collaboratori e si inseriscono nel solco - tanto attuale - della medicina di precisione.

Altro tema caldo sono le staminali, su cui si concentra il lavoro di Francesca Sacco, 32 anni, esperta di biologia cellulare e molecolare che all'università di Roma Tor Vergata coltiva il sogno di rallentare la progressione delle distrofie muscolari. Sotto la lente una specifica popolazione di staminali - Faps - che sembrano come impazzite nei tessuti dei pazienti e invece di promuovere la formazione di nuove fibre muscolari si differenziano in cellule del tessuto adiposo e cellule fibrotiche. Capire il perché, analizzando le proteine coinvolte in questo processo, è l'obiettivo della giovane scienziata. Sacco ha una figlia di quasi 3 anni e, indipendentemente dalla strada che prenderà, "con mio marito cerchiamo solo di insegnarle l'importanza di essere curiosi. La curiosità, con la passione - osserva - sono ingredienti fondamentali per fare ricerca".

Di figli ne ha 3 - una bimba e 2 gemelli maschi - Alice Trivellini, 34 anni, esperta di biotecnologie vegetali e microbiche, che con il suo progetto di ricerca alla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa punta ad andare alle basi molecolari dell'invecchiamento, studiandone i meccanismi sia nelle piante che negli animali, concentrandosi sui microRna (piccole molecole di Rna non codificante che controllano simultaneamente l'espressione di numerosi geni). Sacrifici "tanti" per conciliare vita privata e lavoro, ammette, ma la ricompensa è "la pienezza della mia vita. In laboratorio sono me stessa, metto alla prova le mie ipotesi, faccio il lavoro più bello del mondo. E poi a casa ho la mia famiglia rumorosa che mi aspetta".

Sei ragazze, 6 storie diverse con tanti punti in comune: una passione nata fin da piccole, coltivata con un regalo di mamma e papà, o sui banchi dell'università, studiando ore e ore. Tutte hanno avuto la forza di fare le valigie per inseguire i loro sogni. Morosinotto è volata fino in Finlandia "per seguire l'interesse per il mondo animale", Nardon a Detroit negli Usa, Trivellini ha vissuto una parentesi di 2 anni in Nuova Zelanda, Sacco torna dopo aver lavorato nei laboratori di Matthias Mann in Germania, Farci si lascia alle spalle il Caesar, istituto di ricerca associato alla Max Planck Society a Bonn, Calciolari rientra dopo anni in Gb. Sacrifici che rifarebbero, assicurano in coro.

"C'è una necessità impellente di un riequilibrio di genere - sottolinea durante la cerimonia il prorettore vicario della Statale di Milano, Daniela Candia - Anche se l'Italia ha dati in linea con altri Paesi europei, per alcune voci anche migliori, c'è ancora una percentuale alta di diffidenza per le donne nella scienza. Fenomeni che si sono accumulati negli anni e che bisogna contrastare. Come l''effetto Matilda' che porta al negazionismo del ruolo femminile soprattutto in ambito scientifico".

In una fase in cui, evidenzia Enrico Vicenti, segretario generale della Commissione nazionale italiana per l'Unesco, "è preoccupante anche la crescente diffidenza verso la scienza e le sue scoperte, come abbiamo visto di recente su temi dai vaccini alle staminali, l'uguaglianza di genere deve essere un elemento portante dei valori condivisi. Serve un cambio di passo nelle politiche educative per superare gli stereotipi ed è importante che continui a crescere la responsabilità sociale delle imprese, la loro volontà di collaborare con le organizzazioni mondiali e le istituzioni".

Istituzioni che, promettono l'assessore alla Trasformazione digitale e servizi civici del Comune di Milano Roberta Cocco e l'assessore lombardo al Reddito di autonomia e inclusione sociale Francesca Brianza, "devono fare la loro parte". Per far sì ad esempio, evidenza Brianza, "che mai più nessuna donna si debba trovare in condizione di dover scegliere fra la famiglia e il lavoro". E per vincere "stereotipi che vorrebbero le bambine meno portate per materie scientifiche, come la matematica".

Bambine che possono innamorarsi della scienza già fra i banchi di scuola. E perché succeda sempre di più, annuncia Fenart, "L'Oréal da novembre 2017 lancia anche in Italia il progetto 'For Girls in Science', a loro dedicato". Le parole che riassumono la meta a cui aspirare sono quelle, citate oggi più volte, del direttore generale di Unesco Irina Bokova: "L'umanità non può permettersi di ignorare metà del suo genio creativo".

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